"Spero che la mia mia scelta individuale possa rafforzare il nostro impegno per la Sardegna e per i sardi. Un forte abbraccio e grazie a tutti voi”. Lo ha scritto Alessandra Zedda nella chat della giunta regionale il giorno dopo aver presentato la lettera di dimissioni nelle mani del presidente della Regione Christian Solinas. Lunedì sera erano seduti uno accanto all’altra al teatro Massimo, alla prima della proiezione del film su Gigi Riva. I video li mostrano sorridenti. Eppure qualcosa si era rotto.  

Zedda ha  lasciato il suo incarico di assessore al Lavoro e di vicepresidente dell’esecutivo per tornare tra i banchi della maggioranza, nelle file del suo partito, Forza Italia.

Per il popolo, la decisione è stata dettata da “motivi personali”. Ma non c’è bisogno di essere degli attenti osservatori della politica per capire che dietro c’è di più. Molto di più. Forse qualcosa da cui dipende il destino –  imminente –  della legislatura, che dovrebbe andare a scadenza naturale a febbraio del 2024. Anche nel centrodestra c’è chi guarda allo stesso mese, ma del 2023, e ci vede una finestra aperta per le possibili elezioni anticipate. Ma l’interlocutore principale è e resta Solinas, che è cresciuto tra le tensioni della politica e ha avuto importanti insegnamenti su come si possono ricucire gli strappi. 

Tutti gli scenari sono aperti, quindi. Ma alcuni segnali, pesanti, iniziano ad arrivare. Di credibilità politica compromessa per l’esecutivo parla il capogruppo della Lega in consiglio regionale Pierluigi Saiu: "La verifica in maggioranza si sta trascinando da troppo tempo.  Parlare per mesi di rimpasto ha delegittimato la giunta e ne ha rallentato l'azione. Parlarne tanto a lungo senza arrivare nemmeno a una sintesi ha poi contribuito a minare la credibilità politica della coalizione".

Oltre alla casella lasciata vuota da Zedda ci sono anche quella abbandonata ai Trasporti da Giorgio Todde (Lega), andato via sbattendo la porta in lite col suo partito, e all’Ambiente da Gianni Lampis, che ormai deve lavorare in Parlamento. 

Le parole di Saiu vanno a confermare un clima di alta tensione tra il Carroccio di Matteo Salvini e il partito di Solinas, il Psd’Az, a sua volta diviso al suo interno. 

Le dichiarazioni pubbliche, a parte quella del capogruppo leghista, sono tutte orientate verso la ricerca di una possibile ricomposizione di un quadro che appare in frantumi. La preoccupazione viene manifestata con i microfoni spenti.

Nel centrodestra c’è chi sta valutando di poter cavalcare l’onda lunga del successo della Meloni, e pensa alle elezioni anticipate. E Zedda che si smarca da Solinas potrebbe anche diventare una candidata appetibile per affrontare il centrosinistra.

Dall’altra parte, è una delle convinzioni, non  avrebbero così nemmeno il tempo di definire l’assetto tra Pd e Cinque Stelle. Anche se in Sardegna i rapporti sembrano diversi rispetto a quelli che si vedono (per ora) tesi sul fronte italiano. Sulle agenzie escono addirittura i nomi di possibili candidati alla presidenza. Ma di avere conferme, ovviamente, non se ne parla. 

“Le dimissioni dell’assessora regionale al Lavoro, Alessandra Zedda, certificano il fallimento di questo governo regionale e di questa Giunta che sta continuando a perdere pezzi”, attaccano i consiglieri regionali pentastellati Roberto Li Gioi, Desirè Manca, Michele Ciusa e Alessandro Solinas, “il governatore segua la sua vice e si dimetta”. 

(Unioneonline/EF)

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