Fosse per il no alla Asl unica anche in Sardegna si potrebbe formare una Grosse koalition. Ma forse è l'unico argomento che mette d'accordo i sette candidati alla presidenza della Regione che ieri si sono confrontati in diretta su Videolina, moderati dai giornalisti Nicola Scano, Giuseppe Deiana e Andrea Sechi. Sette e non otto, perché Ines Pisano, candidata indipendente, ha declinato l'invito visto che sta decidendo se proseguire la sua corsa a viale Trento.

LE ALLENZE - Un dibattito che sul piano politico ha confermato, per il momento, l'incomunicabilità tra Progressisti di Sardegna, la coalizione che sostiene Massimo Zedda, il Pds, Autodeterminatzione e Sinistra Sarda. Sollecitato dai moderatori, Zedda ha chiuso le porte al Pds - e del resto il no è stato reciproco - e si è mostrato possibilista con Autodeterminatzione, che però ha respinto l'invito: "Vogliamo rimediare al fallimento della Giunta Pigliaru, siamo alternativi", ha risposto Andrea Murgia. Così come per il candidato di Sinistra sarda, Vindice Lecis, nella coalizione rappresentata dal sindaco di Cagliari "non c'è sinistra".

LA CONTINUITÀ MARITTIMA - Sanità a parte, nel corso di due ore di discussioni sono emerse tutte le divergenze tra le forze in campo. Sulla continuità marittima, ad esempio, Francesco Desogus (M5S) spende le parole pronunciate poche ore prima a Cagliari dal ministro delle Infrastrutture Toninelli per dire che "finirà il monopolio della Tirrenia e già da quest'anno sarà riscritto il bando per la nuova gara".

Per Mauro Pili (Sardi liberi) "le inadempienze di Tirrenia sono tali che la convenzione dev'essere subito annullata", per Christian Solinas (centrodestra) bisogna superare la convenzione con una sola compagnia e fare gare "rotta per rotta", secondo Paolo Maninchedda (Pds) "la Sardegna sui trasporti deve avere più poteri" per Andrea Murgia "la convenzione deve gestirla la Regione Sardegna non il governo".

ENERGIA - Sul metano l'M5S ribadisce il sì al Gnl e ai depositi costieri e no alla dorsale e, in prospettiva, l'ampliamento su scala regionale del progetto sul reddito energetico che funziona a Porto Torres, il centrodestra è più o meno sulla stessa linea "perché la costruzione della dorsale richiede tempi lunghi e pone problemi ambientali". Zedda non si discosta dalle posizioni della giunta Pigliaru.

URBANISTICA - Sull'urbanistica, altro tema caldo, Murgia dice no all'ampliamento di alberghi «che restano vuoti per nove mesi all'anno», Maninchedda ritiene "intoccabile la fascia dei 300 metri", Solinas sostiene che quelle dell'urbanistica e della sanità "non sono riforme che si possono presentare alla fine di una legislatura".

SANITÀ - Sulla sanità, a parte il no sulla asl unica, tutti ritengono importante il mantenimento dei presidi territoriali. Lecis attacca: "È facile raggiungere il pareggio di bilancio tagliando i servizi: sì alla difesa dei piccoli ospedali, no a due assessori alla sanità: quello vero e il capo dell'Ats".

Maninchedda ribadisce che è stato un errore "concentrare i poteri su una sola persona, il direttore generale dell'Ats che se è innocente per la legge non lo è su quello morale". Mauro Pili è più netto e parla di "centinaia di assunzioni clientelari negli ultimi anni" e, come Massimo Zedda, pensa che "anche le farmacie debbano avere un ruolo più attivo per la salute dei territori, anche sotto l'aspetto della prevenzione".

Ma se la Asl unica non piace, quante devono essere le aziende sanitarie? Tre o quattro, è un'ipotesi abbastanza condivisa. Quanto ai piccoli ospedali, l'idea dei sette è che ci debbano essere, in forme differenti a seconda delle zone. Perché, come ha ricordato Maninchedda, la densità di popolazione della Sardegna richiede attenzione ai territori periferici, non solo ai grandi poli.

Fabio Manca

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