Cala il sipario sul Conte bis, 17 mesi nel segno del Covid
La cronologia dei fatti che hanno caratterizzato il 66esimo governo della storia RepubblicanaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Cala il sipario sul Conte bis, il 66esimo governo della Repubblica (ne abbiamo avuto uno ogni 13 mesi e mezzo).
Sarà ricordato come l'esecutivo chiamato a gestire la più grave crisi dell'epoca Repubblicana, la pandemia di SarsCov2.
Dopo quasi 17 mesi si chiude l'esperienza di un governo che, nella strategia del presidente del Consiglio uscente e anche del Pd e di parte del M5S, doveva essere l'embrione di una nuova alleanza progressista ed europeista, da contrapporre alla destra sovranista di Salvini e Meloni.
Ad abbattere l'esecutivo è stato lo stesso uomo che per primo, nell'estate del Papeete, aveva dato il là a un governo Pd-M5S. Ovvero Matteo Renzi, lo stesso Renzi che diceva "non impicchiamoci sui nomi" quando in fase di trattativa i dem chiedevano un altro premier per dare discontinuità al governo Lega-M5S. Lo stesso Renzi che subito dopo abbandonava il Pd e fondava Italia Viva, iniziando a spargere mine sul percorso del governo.
LA CRONOLOGIA - Il 5 settembre Conte giura, il 9 incassa la fiducia del Parlamento. Passa una settimana e il 16 annuncia la sua uscita del Pd. Nasce Italia Viva e Renzi mantiene tre membri nel governo, assicurando il suo sostegno: Bellanova all'Agricoltura, Bonetti alla Famiglia e Scalfarotto sottosegretario agli Esteri.
Nell'autunno 2019 le prime sfide economiche, dal dossier ArcelorMittal alla revoca delle concessioni di Autostrade ai Benetton. Primi scontri tra M5S e Iv, alla vigilia di Natale c'è l'ok al bilancio, dopo una turbolenta discussione parlamentare.
Il giorno di Natale Fioramonti annuncia le dimissioni dal Miur, "pochi soldi alla scuola", lamenta. E nella conferenza stampa di fine anno Conte annuncia lo spacchettamento del ministero: Università e Ricerca al tecnico di area Pd Gaetano Manfredi, Scuola a Lucia Azzolina.
Poi arriva il virus e stravolge l'agenda. Il 30 gennaio i primi due casi, due cinesi di Wuhan. Il governo decreta lo stato d'emergenza e chiude ai voli dalla Cina, ma il 20 febbraio emergono a Codogno i primi casi italiani di Covid-19. Poi la zona rossa in Lombardia, quindi l'Italia "zona protetta" e il lockdown.
Il 4 e il 18 maggio le prime riaperture, dal 3 giugno con l'ok agli spostamenti tra Regioni gli italiani sono nuovamente liberi. I contagi calano, si apre l'estate e la polemica è incentrata sulla scuola e sui contagi nelle discoteche. Mentre a Villa Pamphilij si tengono in pompa magna gli Stati Generali dell'Economia, chiamati a discutere del piano di ripresa economica post-virus.
Poi il Recovery Fund, le tensioni con i Paesi frugali e Conte che porta a casa 209 miliardi di aiuti (81,4 a fondo perduto).
Il 21 settembre il Sì vince nettamente al referendum sul taglio dei parlamentari, ma la seconda ondata ha già iniziato a colpire l'Italia. La strategia questa volta è diversa: nessun lockdown generalizzato ("Non ce lo possiamo permettere", è il mantra del governo), l'Italia divisa in zone a seconda delle fasce di rischio.
Le immancabili polemiche con le Regioni e quelle con Renzi che si inaspriscono sempre più. Italia Viva strappa sul Recovery, Conte torna sui suoi passi e sceglie un metodo più condiviso per approvare il piano di rilancio dell'economia con i fondi Ue. Ma la frittata è fatta: Renzi alza sempre più il tiro delle richieste, fino al 13 gennaio, quando annuncia in conferenza stampa il ritiro delle ministre e del sottosegretario.
Lo scontro Conte-Renzi si materializza il 19 gennaio al Senato. Il premier incassa la fiducia con 156 voti a favore, Italia Viva si astiene. Inizia la ricerca dei responsabili, l'appello di Conte per formare un gruppo di costruttori cade a vuoto.
E così, su pressione di Pd e M5S, il premier sale al Colle e si dimette per puntare a un Conte ter. Ed evitare di finire impallinato al Senato dal voto sulla relazione di giustizia del ministro Bonafede.
(Unioneonline/L)