«Sono orgogliosa di essere la prima donna presidente della Regione in Sardegna» è la frase che Alessandra Todde ha detto nella notte del lungo scrutinio ed è quella che ha ripetuto più volte ieri nelle sue dichiarazioni.

Per i dati finali mancano ancora 19 sezioni su 1.844: ma Todde resta davanti a Paolo Truzzu di 2.615 voti, 45,4% contro il 45 netto. Per Renato Soru e Lucia Chessa si confermano, rispettivamente, l'8,6 e l'1%.

Nel corso della conferenza stampa a Cagliari, la prima dopo la conferma, la neo presidente ha ribadito: «Dopo 75 anni di autonomia siamo riusciti a rompere questo tetto di cristallo». I ringraziamenti sono stati per tutto il suo staff ma la priorità ora, ha premesso, è quella di mettersi al lavoro sul suo programma.

«Innanzitutto la prima cosa da fare è mettere mano all'organizzazione della Regione, visto anche l'esempio terrificante che abbiamo dato, di un'amministrazione che non riesce nemmeno a gestire le proprie elezioni», ha sottolineato.

E sul tema degli assessorati, Todde ha ripetuto quanto già anticipato durante la campagna elettorale: «Abbiamo una legge vecchia del 1977 che blinda il sistema in 12 assessorati-silos, a compartimenti stagni, va cambiata prima ancora della nascita della giunta». Ancora, nel suo elenco, la sanità, con la rete di cura territoriale da far funzionare, e l'energia. In particolare l'urgenza di «una moratoria che sostenga la transizione energetica e permetta di lavorare sulla mappa delle aree idonee per le rinnovabili».

«Sono felice di aver avuto una squadra e una coalizione che ha lavorato con determinazione, come la mia, di donna nuorese», ha confermato. E poco importa se la regola dei due mandati, imposta dal M5S, le impedirà, tra cinque anni, di ricandidarsi alla Regione. «Per fortuna non campo di politica, per me l'importante è che vada avanti il progetto, non importa con chi. Di certo resterà la coalizione».

(Unioneonline)

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