«Oggi chi viene eletto o eletta avrà una forte legittimazione. Esco di scena con questa giornata di democrazia e partecipazione». Sono le parole di Enrico Letta nell’ultimo giorno da segretario Pd, all’uscita dal seggio al Testaccio di Roma. Qualche sassolino dalle scarpe se l’è voluto togliere ma senza altare i toni e senza fare nomi, per non macchiare la giornata di festa ai gazebo.

«Ci sono stati mesi in cui, anche io personalmente, sono stato oggetto di mille ironie, di mille critiche - ha aggiunto -. Io credo che» il percorso del congresso «sia stato un metodo giusto».

Fra le accuse che più spesso ha ricevuto c’è quella relativi ai tempi: «Sei mesi per scegliere il nuovo segretario sono troppi», è stato il refrain, anche fra i candidati. «Sembriamo dei marziani», ha detto più volte Stefano Bonaccini. E invece, forte della previsione di un'affluenza che supera il milione, per Letta «il percorso costruito per le primarie è quello giusto, ci sono state tante critiche, troppo lento, troppo lungo. Ma sarebbe stato negativo farlo subito, a botta calda. Adesso il partito è in condizione di ripartire bene».

«Questo partito – ha sottolineato - ha bisogno di unità e di una leadership che sia in grado di dedicarsi più a quello che succede fuori che a quello che succede dentro fra le diverse anime. Ho passato troppo tempo a dover gestire le vicende interne. Chi mi succederà spero che abbia le condizioni per occuparsi soprattutto di quello che succede fuori, nella società. L'augurio è che abbia la possibilità di fare meglio di quanto abbia fatto io. Sarò lì ad aiutare discretamente dal mio posto, senza sgomitare».

«Grazie Enrico per avere portato il Pd a questa giornata con tenacia, intelligenza politica e generosità, subendo mesi di attacchi, cattiverie e prendendoti colpe non tue», le parole del senatore Dario Franceschini.

(Unioneonline/s.s.)

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