N ei giorni scorsi, in una lunga intervista giornalistica, il nuovo ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, ha dichiarato che senza una ripresa industriale non ci potrà essere possibilità di sviluppo per le regioni meridionali e insulari. «Agricoltura, turismo e cultura - ha precisato - hanno grandi possibilità inespresse, e magari pure l'allevamento delle cozze. Ma un'area di venti milioni di abitanti senza fabbriche non ha futuro. Possiamo discutere di cosa e come produrre, ma il piano per queste regioni dovrà puntare a reindustrializzarle nel senso dell'innovazione e della sostenibilità ambientale. Non a vagheggiare un luogo dove passare solo le vacanze o trascorrere il tempo della pensione».

Il ministro, un economista che proviene dalla dirigenza dello Svimez, il prestigioso centro studi per lo sviluppo del Mezzogiorno, ha anche aggiunto che, per il risveglio dell'economia meridionale, occorra predisporre degli efficaci strumenti finanziari per promuoverne e sostenerne il rilancio produttivo.

Si tratta, pur nell'evidente sintesi, di un programma operativo assai efficace e stimolante. A cui occorrerebbe dare una chiave di lettura utile anche per il risveglio economico della nostra regione. Perché l'idea di un'isola delle vacanze e delle attività campestri da mitiche georgiche, pur affascinante sul piano cultural-emotivo, non risolverebbe i nostri guai della penalizzante dipendenza economica, della preoccupante inoccupazione strutturale e dell'avvilente emorragia migratoria giovanile. (...)

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