D a un po' di tempo in qua, ci si trova qui in Sardegna nel pieno d'una vera e propria stagione dell'indecisione, o - per un più severo giudizio - dell'inconcludenza. Nel senso che, da diversi anni, ad ogni indirizzo di sviluppo se ne è contrapposto uno del tutto opposto, con il risultato che non si riesce a decidere più nulla. A partire da cosa sia più opportuno e necessario fare per venire fuori finalmente dalle sabbie mobili della pesante recessione che ci affligge. Incertezza e inconcludenza che sono poi il derivato dell'impreparazione e del pressapochismo assai presenti nell'attuale personale impegnato in politica.

Chiamare in causa la politica non è certo casuale, giacché - Machiavelli docet - la sua più importante virtù dovrebbe essere quella della decisione. Cioè, per dirla ancor più chiaramente, quella d'avere il coraggio e la capacità d'indicare le scelte da effettuare, accompagnandoli con la volontà e la fermezza per imporne l'attuazione.

Oggi, purtroppo, si assiste a ben altro, con la politica che, nel suo operare, appare incapace d'elaborare delle proprie scelte, andando così troppo spesso a rimorchio d'interessi terzi, non sempre peraltro virtuosi.

Per cercare di comprendere quest'involuzione, occorrerebbe riesaminare quel che è avvenuto in questi ultimi decenni. Con i partiti e i movimenti politici che hanno fatto un passo indietro, delegando il potere di governare l'Isola a persone al di fuori dei loro gruppi dirigenti. (...)

SEGUE A PAGINA 6
© Riproduzione riservata