C agliari, 1986. È quasi estate quando, nell'aula di una scuola, cominciano gli esami di licenza elementare.

È un giorno unico e speciale e i bambini sono in apprensione. Hanno paura di non essere all'altezza e di deludere i propri genitori.

Che ansia! Che tensione!

Alla cattedra non c'è soltanto la maestra - così materna e rassicurante. Ma anche un commissario esterno. Una donna sconosciuta che incute timore e soggezione.

Si procede in ordine alfabetico e, per fortuna, l'interrogazione comincia sempre con una domanda a piacere.

Un bambino, piccolo e magrissimo, ma con gli occhi straordinariamente grandi, ha scelto l'Islanda.

Quell'isola lontana, in tutto e per tutto diversa dalla sua Sardegna, lo affascina profondamente.

I vulcani, i geyser, i ghiacciai, i pulcinella di mare, la neve, i venti gradi sotto zero, gli iceberg e l'aurora boreale… Lui si è documentato su tutto ed è pronto a parlarne con entusiasmo. Tanto più che la sua tesina è corredata di adesivi che rappresentano delfini e balene! Insomma: farà un figurone!

«Che argomento a piacere hai scelto»? - gli domanda presto il commissario esterno con un paio di occhiali da presbite sul naso.

«Ho scelto l'Islanda» - risponde il bambino con emozione.

«Mmmm. Mi sa che tu sei un bel furbetto…».

«Un furbetto»?, il bambino sente il cuore esplodergli in gola e le sue guance diventano paonazze.

«Beh! Hai scelto l'argomento più breve di tutto il sussidiario».

Il commissario esterno non ha dubbi.

Invece l'amore di quel bambino per l'Islanda era autentico. A tal punto che lui, da grande, ci avrebbe abitato a lungo per ambientarvi un romanzo: oggi tradotto in una decina di paesi europei e pubblicato, in Italia, da Mondadori.

No. È evidente. Il giorno dell'esame di licenza elementare, quel bambino non voleva affatto fare il furbetto.
© Riproduzione riservata