F acciamo un salto indietro nel tempo e torniamo alla Cagliari del 1990. La professoressa Adriana Putzolu, insegnante di Matematica e Scienze presso le scuole medie del vincenziano Collegio della Missione, ha preparato una lezione destinata a lasciare il segno nella mente dei suoi allievi. Oggi, infatti, non si parlerà del Teorema di Pitagora, né di equazioni da risolvere, bensì dell'immiscibilità: una parola talmente astrusa e strana che perfino il correttore automatico dei computer di oggi la segnala come errore, nonostante sia perfettamente giusta.

Lo dice anche la Treccani. “Immiscibilità: comportamento particolare di due liquidi che non tendono a formare una miscela omogenea”. Come l'acqua e l'olio, insomma: impossibili da mescolare insieme e destinati a restare sempre separati: anche all'interno di uno stesso bicchiere. Con la complicazione che, quando due sostanze inmiscibili si trovano insieme, il punto di ebollizione di entrambe si abbassa.

Mentre la professoressa Adriana Putzolu spiega, la mente di un giovane allievo, più incline alla letteratura che allo studio delle scienze, trasla quegli insegnamenti appena appresi sul piano umanistico e, su un quaderno, appunta: “Questo, però, capita anche con gli esseri umani! Quando due persone non sono compatibili, e quindi risultano immiscibili, anche il loro punto di ebollizione s'abbassa ed è più facile che, fra loro, l'incomprensibilità prevalga”.

Poi, subito dopo, alza la mano: e, quando la professoressa glielo consente, domanda: «Se l'acqua e l'olio si frullano insieme a grande velocità non si riesce forse a mescolare tutto insieme»?

«Soltanto illusoriamente» - gli risponde la docente. E aggiunge: «All'occhio nudo le due sostanze sembreranno unite, ma nel molto piccolo continueranno a rimanere immiscibili. Tanto che, presto o tardi, l'olio riaffiorerà in superficie…».
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