È l'inizio degli anni Ottanta quando, in via dei Giudicati, un bambino cammina a passi svelti verso un negozietto un po' buio ma fascinoso nel quale i ricordi si trasformano e prendono forma tangibile.

In mano tiene un tubetto di plastica nera al cui interno, protetto da un tappo grigio, si trova un rullino giallo contenente i migliori istanti della sua festa di compleanno: la panna, le candeline, i regali, i festoni e, naturalmente, il coro degli auguri.

«Vorrei stamparle su carta Kodak».

Il signor Rosas - fiero del suo viso cinematografico - inforca gli occhiali e comincia a compilare la ricevuta del ritiro.

«Saranno pronte sabato mattina», annuncia.

Il bambino ha fretta, ma sa bene che dovrà attendere il tempo necessario allo sviluppo: una parola che contiene in sé il significato di accrescimento progressivo.

Principale ingrediente dello sviluppo è il tempo.

Un bambino non si sveglia uomo da una notte all'altra. La sua pubertà è un processo di sviluppo che dura interi anni.

Più rapido - ma comunque relativamente lento - era, allora, lo sviluppo delle fotografie, le quali, dopo essere state scattate, restavano a lungo nascoste nel buio e impresse nel corso di un rullino che, di immagine in immagine, si srotolava per riarrotolarsi altrove.

Un tempo le foto si scattavano con parsimonia, e con altrettanta parsimonia le si mostrava a una ristretta cerchia di persone.

Oggi, con i nostri telefonini, scattiamo migliaia di foto che, spesso, finiamo per condividere online con una moltitudine di sconosciuti.

«Stampo solo le buone»?, chiede il fotografo Rosas ben ricordandosi che, la volta precedente, quello stesso bambino impaziente aveva aperto la macchina fotografica (convinto di trovare le sue immagini nascoste lì dentro) e la pellicola si era bruciata, risucchiando tutti i suoi ricordi in un buco nero e senza ritorno.
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