N on tutti sanno che, dieci anni fa, Marcello Fois - autore di numerosi libri pubblicati dagli editori Marcos y Marcos, Il Maestrale, Frassinelli ed Eiunaudi - scrisse il racconto “L'altro me”, ispirato al rapporto tra Cagliari e Nuoro.

Il protagonista della novella racconta: «Dalle mie parti si cresce con una sindrome bipolare nei confronti di Cagliari. Da qualche tempo, per esempio, questa città mi piace, ma è possibile che mi sia piaciuta sempre senza il coraggio di dirlo, perché è chiaro che noi sardi di montagna, genìe pastorali, mastrucati e tutto quanto prevede il folklore locale, ammettiamo le cose soltanto quando è impossibile farne a meno».

Il racconto fece da apripista a un progetto editoriale del Thotel che, in sette anni, coinvolse autori del calibro di Dacia Maraini, Sandro Veronesi, Maria Giacobbe e Roberto Alajmo i quali, insieme a Fois, regalarono quindici nuovi ritratti alla nostra città.

Quella che lo scrittore nuorese scelse di raccontare è la storia di un alter ego: l'ideale perfetto che abita dentro ciascuno di noi: «L'Altro Me è sotto la doccia. Ha un fisico invidiabile, tonico, ben fatto, la pelle curatissima, qualcosa a metà fra maschile e femminile come hanno certi uomini troppo curati, troppo depilati, troppo idratati. (…) Ha fatto il laser e l'elettrocoagulazione e ora ha la mascella brunita e rosea come dipinta da El Greco (…) Tutto in lui esprime precisione, tempo per sé, attenzione per il particolare»

A dieci anni dalla sua pubblicazione, il racconto di Marcello Fois resta attuale.

Ci sono: l'ossessione per l'apparenza, il desiderio di proiettare un'immagine grandiosa di sé, il culto di un corpo sempre più perfetto (a discapito della profondità dell'anima), la Sardegna arcaica dell'entroterra e quella ambiziosa del capoluogo: due realtà sempre più distinte da una crisi dell'identità che, di giorno in giorno, gocciola via memoria e tradizioni.
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