N ascerà un governissimo pandemico? È stata ancora una volta una settimana di follie e sofferenza, di indici che salgono e scendono, di commissari alla Sanità che si avvicendano (in Calabria) come le figurine negli album Panini, di vaccini da refrigerare, di retroscena che continuano a ipotizzare alleanze fanta-politiche.

Ce ne occupiamo subito, ma intanto, dopo giorni duri e scenari oscuri, ecco finalmente una buona notizia: l'indice Rt nazionale torna a scendere, la pandemia rallenta la sua corsa, e noi tiriamo un sospiro di sollievo. Ma mentre l'epidemiologo Andrea Crisanti finisce nella bufera etichettato come un no-vax per i suoi dubbi medici sulla sicurezza del vaccino (folle considerarlo così), e Francesco Totti emoziona l'Italia raccontando la sua guarigione dopo aver perso il padre («La diagnosi per me è stata un colpo al cuore»), la politica discute se il governissimo con Silvio Berlusconi possa essere una via per uscire dalla crisi.

Attenzione. Non è una boutade, ci sono stati fatti concreti che rendono possibile questo scenario. Si è rotto il centrodestra sul cosiddetto “emendamento salva-Mediaset” che tutela le aziende dalle scalate straniere (e quindi il Cavaliere da Vivendi). E questa volta, fateci caso, i ruoli storici si sono del tutto invertiti: la maggioranza giallorossa che vota a difesa delle tv berlusconiane, e la Lega schierata contro che denuncia il conflitto di interessi.

I l Cavaliere ha gridato stupito: «Matteo è impazzito?». E Salvini ha reagito con un calcio negli stinchi, annunciando al calciomercato l'arrivo di tre parlamentari forzisti. Il colpo che fa più male è l'acquisto della piemontese Laura Ravetto, che fu una delle più note amazzoni del berlusconismo e oggi diventa salviniana. Se ne va sbattendo la porta e dice «mai con la sinistra», proprio nella settimana in cui la sinistra discute della proposta di Goffredo Bettini (il maestro politico di Nicola Zingaretti), che chiede l'ingresso di Forza Italia nel governo giallorosso: una nuova “solidarietà nazionale” per rafforzare le istituzioni nel tempo della pandemia.

Ovviamente capisco il senso, lo spirito della proposta, e anche il momento di difficoltà, ma per la prima volta in vita mia sono più vicino a quel che dice la Ravetto, che a ciò che propone Bettini. Perché la domanda da farsi è questa: è davvero utile all'Italia un nuovo “governissimo” Covid? Credo di no: malgrado i più nobili propositi, se c'è una cosa che fa male a questo Paese è il trasformismo. È vero che la crisi durissima che stiamo vivendo pare un ottimo alibi per invocare una nuova stagione di unità nazionale. Ma sarebbe un paradosso che proprio Berlusconi, l'uomo a cui persino gli avversari riconoscono il merito di aver portato il bipolarismo in Italia, diventasse l'uomo che poi lo seppellisce. Ed è vero che il Cavaliere ha già celebrato una alleanza contro natura con il Pd, ai tempi del cosiddetto “Patto del Nazareno”, ma è altrettanto certo che una convergenza tra gli azzurri di Forza Italia e i gialli del Movimento 5 stelle sarebbe un assurdo, perché questi due partiti sono uno il contrario dell'altro: il grillismo è nato proprio contro il berlusconismo.

Il punto mi pare questo: fondere i voti dei giallorossi e degli azzurri sarebbe una operazione trasformistica. E il trasformismo, che è un filo lungo della nostra storia (da Agostino De Pretis in poi), non ha mai dato buoni frutti, né ai suoi contraenti, né al Paese. Non solo non è eticamente corretto (prendere voti a destra e portarli a sinistra, o viceversa). Ma spesso storicamente si è rivelato anche inutile, perché l'inciucio logora sempre chi lo fa. Sarebbe così anche in questo caso. Se due elettori del 2018, uno berlusconiano e uno grillino, si risvegliassero oggi da un coma, e qualcuno gli raccontasse che solo si ipotizza questa alleanza, probabilmente chiamerebbero i loro rispettivi medici, e direbbero loro di non essere guariti. Il voto è un patto che non deve essere disatteso: si può immaginare qualsiasi alleanza, se si convincono i propri elettori che ne valga la pena. Ma non bisognerebbe mai neanche ipotizzarla, quando si sa già che i propri elettori si sentirebbero traditi.

LUCA TELESE
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