C ercare un successo lontano da casa, fino alla fine, contro una squadra che ha i tuoi stessi obiettivi, è un segnale. Forte, chiaro, di freschezza mentale e fisica, di tanta sicurezza. Potevi anche prenderlo, il gol-beffa, ma hai fatto di tutto, realmente, per segnarlo e portare a casa una vittoria che avrebbe disegnato scenari pazzeschi. Cagliari d'acciaio, Cagliari che - non sembri un becero luogo comune - fa sognare. Non solo quella bellissima curva rossoblù allo stadio di via Filadelfia, ma anche quel milione di tifosi sparsi per il mondo, da Cagliari a New York. Questa squadra è figlia della grande sicurezza che si respira in campo e durante la settimana, del livello che è salito con l'arrivo di calciatori di caratura internazionale, della consacrazione di senatori come Joao Pedro e Pisacane, fra gli altri. Sì, i nuovi puristi del calcio eccepiranno su quella sbavatura difensiva che ha consentito al Toro di utilizzare la maschera per l'ossigeno e gustarsi il pareggio, ma il campionato sta facendo i conti con una squadra, il Cagliari, che non è lassù per caso.

L'immagine di Nandez che pochi secondi dopo il gol, bellissimo, corre dall'altra parte del campo a ringhiare contro Rincon, mandandolo disteso sul prato, è quella che disegna il Cagliari di queste settimane: carico, intenso, con una testa diversa da quello svagato e fragile che ha viaggiato, nella scorsa stagione, a corrente alternata. Una metamorfosi cercata in estate e trovata in autunno, lo dicono i numeri, ma non solo. Mercoledì sera arriva il Bologna: Sardegna Arena, quartiere Sant'Elia, per un'altra notte da vivere intensamente.
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