G uardare in basso le altre pericolanti o tirarsela un po', respirando l'aria intrigante del decimo posto? Il dilemma è dolce, intanto bentornato Cagliari, dopo la notte agitata con la Juventus, e i suoi velenosi ricami extra campo. Vittoria doveva essere e così è andata, ma chapeau a una squadra come la Spal, che viene a giocarsi la partita e non rinuncia a fare buon calcio. Sardegna Arena, che fatica, ma sii benedetta: per il pubblico - straordinario anche ieri - e per questo effetto fortezza che poi era alla base della scelta di costruire uno stadio in un parcheggio. Sì, ma del Sant'Elia, per respirare la stessa energia, per non abbandonare un terreno dove hanno giocato campioni veri. Il Cagliari può contare su qualcuno che campione lo è già, o altri che magari suppliscono con il cuore a piccole carenze didattiche. La faccia che vedete qui a fianco, quella straordinaria, cinematografica, solare di Leonardo Pavoletti, è il volto che disegna meglio di altri la stagione rossoblù: senza paura, con la voglia matta di esplodere, quella di un calciatore che dà sempre il cento per cento, con una particolare predilezione per la porta degli avversari. Questa non resterà fra le stagioni storiche, ci ricorderemo poche cose di un'annata di galleggiamento, ma alzi la mano chi non avrà Pavoletti in mente, ripensando a questo campionato. A una innata voglia di sognare, come in questo momento, con il decimo posto lì, a portata di mano. La bellezza di un gol del Pavo, rigorosamente di testa, e il fascino del calcio, dove oggi sei nella polvere e domani, chissà, acchiappi la Fiorentina.
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