A ll'intervallo, ma anche dopo la rete di Nainggolan, ci siamo guardati, in tribuna stampa. Mentre la musica spaccava le orecchie e la gente gridava, si abbracciava, in tanti siamo rimasti - letteralmente - senza parole. Bocca chiusa, le braccia aperte, come dire: e adesso? No, nessuno di noi - i più anziani hanno visto quella dello Scudetto - ricorda una squadra così, una dimostrazione di forza e di temperamento così evidente, lo spettacolo dentro un campo di calcio.

Sensazioni nuove, vedere il Cagliari lì in alto in classifica fa quasi sorridere. La parte più rossoblù di ognuno di noi non è abituata a confrontarsi con una realtà da brividi mentre il tifoso - che parla di secondo trequartista e di moduli delle avversarie, da un bar all'altro - se la gode, ma sotto sotto stenta a crederci, potrebbe essere un sogno ma vabbè, intanto ce la godiamo.

Ebbene sì, è l'anno del Cagliari, di una squadra enorme, pazzesca, che va a Bergamo e detta legge, ma continua a correre e all'Arena mette in piedi uno show mai visto. Cinque gol, un calcio da Premier di vertice, un giocatore - Nainggolan - che racconta un paio di storie da far venire il capogiro anche allo scrittore più navigato. Ma cosa sta succedendo?

La vertigine non è paura di cadere, canta Jovanotti, ma voglia di volare. Il Cagliari è diventato una malattia, soprattutto per chi aveva altro da pensare, la domenica. Rolando Maran, questo signore così educato e schivo, che sta conquistando il cuore della gente andando per strada, vivendo la città, ieri sera ha detto: possiamo migliorare. Altro che vertigini, vuoi vedere che ha ancora fame?
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