C i sono due partite, dentro la scorbutica sfida di ieri a Reggio Emilia. Quella del Cagliari, che sembra un motoscafo inaffondabile, anche nel mare in tempesta. E quella di un ragazzo quartese, pochi minuti di platino, la classica storia di sport che solo il calcio e pochi altri teatri sanno raccontare. Due partite in novanta minuti: i rossoblù nel primo tempo non la vedono mai, il Sassuolo sembra una squadra di velocisti giamaicani e il Cagliari sbanda, arranca, sembra in chiaro debito. Ma certe facce non tradivano emozione, dispensavano certezze, ci dicevano che la barca sarebbe rimasta lì, a galla, anche dopo lo scossone del rigore ingiusto e sbagliato dall'ex gioiello Berardi. Poi è cominciata una nuova storia, un'altra partita, una quindicina di minuti che resteranno come un tatuaggio nella pelle di Daniele e dei tifosi. Lui, l'ex svincolato, tre anni a Olbia come in purgatorio, sognando di tornare e segnando a raffica. Lui, il ragazzo della parte più popolare di Quartu ma con un talento pazzesco, il Cassano di via Pizzetti che ha deciso di riprendersi la scena. Un bel ritiro, a Peio, sempre al massimo per giocarsi la sua ultima chance. Poi il gol, giovedì sera, e un paio di giocate da urlo. Era solo l'antipasto. Perché la partita di Ragatzu era tutta lì, al 90', con quella rasoiata che ha messo le cose a posto. Nella sua vita, in classifica e nella sceneggiatura di un campionato pazzesco.

Grazie, San Daniele, da parte dei 1300 tifosi del Cagliari che hanno raggiunto la gelida Reggio e che sono tornati a casa con il cuore pieno di gioia. Grazie, la Serie A ti stava aspettando.
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