(...) I l Cagliari, questa strana creatura con diverse teste e un solo cuore, è diventato inarrestabile: sei vittorie e quattro pareggi nelle ultime dieci, zero sconfitte come la Juve.

Una media che ti ritrovi solo se hai speso almeno 200 milioni in estate. Altrimenti vivacchi, speri in un altro miracolo sportivo tipo Atalanta o nelle lune di un club come la Lazio, che vince spesso ma che può affogare in una pozzanghera.

Cagliari e basta, in questa stagione, una totale immersione nel Maran pensiero, nei tatuaggi di Nainggolan, nella geometria tagliente di Cigarini, nelle reti di questo buffo giocatore brasiliano che avevamo praticamente salutato, quattro mesi fa, con l'etichetta di “sì, bravo, ma non incide mai”. Adesso Joao Pedro incide, sì, ma il cuore dei tifosi, segna gol da urlo e ha ritrovato una condizione fisica invidiabile.

E non tutti apprezzano in tempo reale certi dettagli tattici - soprattutto nella metà campo avversaria - che arrivano dalla testa di un allenatore giudicato forse con troppa sufficienza da un pubblico che gioca a essere snob. Ci sono diverse rivincite, in queste settimane di grande Cagliari, che però non hanno il sapore velenoso della rivalsa ma che - leggi Maran, Cerri, soprattutto Nainggolan - rappresentano i momenti più alti di una condivisione popolare che non ricordiamo così forte.

Nel nostro forum, in redazione, con Maran e il suo staff, avevamo capito che al timone del Cagliari dei miracoli c'è un gruppo di docenti di calcio di alto livello, capaci - adesso possiamo dirlo - di produrre una clonazione del fenomeno Atalanta. Ma con un'enorme differenza, questa calda passione popolare alle spalle. Che non si registra da altre parti d'Italia in una chiave così identitaria, così forte e - non sembri un'ovvietà - così piena di simpatia. La stessa passione che abbiamo respirato nei volti, nelle urla, nelle lacrime della Sardegna Arena. Dove si è vissuta una colossale rappresentazione teatrale di un dramma a lieto fine: l'avvio di cuore, il crollo nel corso della partita, la rimonta spezzata dal terzo gol della Sampdoria, quindi la resurrezione condita da uno spettacolo di gol e carattere. Quindi, grazie a una sceneggiatura che pareva scritta da Tommaso Giulini, quel finale capace di far piangere.

Tutti con Marco, il tifoso quartese: è finito il calcio, viva il calcio. Quello del Cagliari. Quello rossoblù.

ENRICO PILIA
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