N essuno sorrida. Perché il Cagliari - quello che sbandava, che prendeva valanghe di gol, che si è sempre salvato a fatica - sta lottando per un posto nella prossima Champions League. O per i più moderati, nell'Europa League 2020. Sì, avete letto bene, ma se siete qui certe cose le sapete già. Quello che è successo ieri a Bergamo, in un clima da Premier League tra pioggia e freddo, ha dell'incredibile. L'Atalanta, un gioiello costruito dall'antipatico Gasperini e che partecipa alla Champions League, messa alle corde dal primo minuto da una squadra d'acciaio, con una partita perfetta, in quei pomeriggi dove riesce tutto quello che hai preparato durante la settimana. Il famoso lavoro che paga, quell'umiltà che poi diventa la forza di chi sa cosa deve fare.

Una rivoluzione, in Serie A. Sembra il Verona plasmato da Osvaldo Bagnoli, o un altro Cagliari, quello di Carletto Mazzone, tanta qualità, quantità e una sana dose di cinismo. In questo caso, nella stagione dove celebreremo il centenario rossoblù e il mezzo secolo dallo Scudetto, questo cammino trionfale e per nulla casuale ha dell'incredibile, per la quantità di emozioni che suscita. Le migliaia di tifosi a Torino, l'aria di festa che si respira alla Sardegna Arena, i sostenitori della prima e dell'ultima ora che affollano l'aeroporto: sì, è una rivoluzione, pacifica e divertente, nessuno si senta escluso. E nessuno sorrida, se l'alta classifica sta diventando qualcosa di abituale, in queste settimane. Questa marcia porta alle prossime coppe europee, citando Rolando Maran «è la Sardegna che ci sta spingendo».
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