C hissà se il chirurgo Gaetano Fichera, cento anni fa, mentre si godeva la prima Cagliari-Torres allo Stallaggio Meloni, in viale Trieste, immaginava tutto questo. L'Allianz che lampeggia mentre la Juventus scende in campo, l'inno arrangiato da Paolo Belli che scuote lo stadio, il centrocampo del Cagliari che mette paura anche alla Juve, la Serie A che è diventata un circo mediatico, nel frattempo. Da Fichera a Tommaso Giulini e alla squadra che alle 15 finalmente torna a far battere i cuori dei tifosi - e a Torino oggi saranno tantissimi - che vivono col Cagliari sotto la pelle. Per noi, per la gente sarda, questa è una classica, è “la” partita, perché la storia di Juventus-Cagliari è fatta di straordinarie sfide, soddisfazioni e sonore lezioni di calcio. Oggi non è semplice elaborare un pronostico, seppure la Juve sia favorita e non solo perché gioca nel giardino di casa. Sarri ha diversi problemi, di gioco e di organico, ma chi non vorrebbe avere i grattacapi del tecnico nato a Napoli? La Juve non piace a tutti gli juventinologi, ma va come un Frecciarossa, se leggiamo i risultati. Di fronte c'è il Cagliari, che in trasferta - Udine a parte - ha sempre fatto molto bene. Maran proverà il ragazzino polacco, oggi, davanti a un attacco che - strano, ma vero - segna meno del Cagliari, ma costa un po' di più. La sosta ha permesso ai rossoblù, in pericoloso calo a fine 2019, di ricostruire motivazioni, testa e gambe, dopo l'ubriacatura autunnale di emozioni e il prevedibile, umano calo di dicembre. La macchina si riaccende, Rog e Nandez, Joao e il Ninja: ma perché non provarci?
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