B envenuti nel mondo reale. Quello che abitualmente resta fuori dagli stadi, territorio allergico a regole e tempi della quotidianità. La psicosi, ma soprattutto la prevenzione, cancellano anche mezzo campionato di Serie A, sacro e inviolabile fino a quando non c'è la salute pubblica a imporre il nuovo calendario, il silenzio, le porte chiuse. La domenica degli italiani ha cambiato aspetto, quella dei tifosi del Cagliari non è stata diversa: le prime voci del rinvio nella notte fra sabato e domenica, poi la certezza che la gara sarebbe saltata, a seguire la battaglia diplomatica fra la società rossoblù (che voleva giocare oggi o al massimo domani, a porte chiuse) e quella veneta, determinata invece a posticipare il match per avere - quando sarà - tutti i calciatori a disposizione, infortunati compresi. È finita con la comitiva del Cagliari che ha messo insieme i bagagli in tutta fretta ed è tornata a casa, dopo un lungo ritiro in un paese del Bresciano, clausura chiusa dalla beffa del rinvio. Il surreale silenzio del calcio, rotto solo dalle imprese delle romane, nasconde sotto il tappeto - per una domenica - le difficoltà dei rossoblù, che a Verona erano chiamati a una sfida da uomini veri, una sorta di dentro o fuori dal campionato che conta. Quale squadra sia uscita dal ritiro, e dal successivo rinvio, lo scopriremo solo domenica dopo le 18, quando la Roma - rilanciata dalla vittoria di ieri - si presenterà alla Sardegna Arena. Sarà il ritorno nel pianeta Terra del calcio silenziato dalla paura del contagio, sempre che il governo e la Lega di Serie A non decidano di tenere i tifosi ancora fuori dagli stadi.
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