I l Cagliari arriverà a fine stagione con un tesoro in cassaforte. No, non stiamo parlando di Nicolò Barella, la cui valutazione in questo momento viaggia su cifre che farebbero arrossire anche un croupier a Montecarlo. La recente, esemplare inchiesta dei colleghi della Gazzetta dello Sport sui bilanci delle società di Serie A, ha messo in luce, fra gli altri, due aspetti del pianeta calcio: l'allarmante esposizione bancaria della maggior parte dei club e la sana e virtuosa situazione del bilancio del Cagliari. La società un tempo in via Tola, oggi collocata in un attico di via Mameli, ha saputo conservare la Serie A e le casse piene in queste stagioni dove la tempesta è la routine, per grandi e piccoli club. L'artificio della plusvalenza aiuta ma non può essere la normalità, nella gestione di una società dove il risultato sportivo non sempre è al primo posto. Il Cagliari targato Giulini ha conosciuto subito la retrocessione, figlia (anche) di convinzioni scellerate e di scelte avventate, oggi la situazione è più serena, alla vigilia di un'estate dove si dovrà fare i conti con una cessione, quella di Nicolò, data per certa e il conseguente piano per rinforzare l'organico. Una campagna che si potrà affrontare con un tesoretto fra le mani: le casse a posto e l'affare Barella. In vista del centenario, poi del varo del nuovo stadio, con un squadra che dovrà essere pronta a ritagliarsi uno spazio, chissà, non solo nelle prime otto, dieci del torneo, ma anche in Europa. Il meraviglioso impatto che ha avuto Barella in Nazionale deve accendere il motore delle ambizioni del Cagliari e quelle del giocatore. Strade parallele, in perfetta sintonia.
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