C i ha stupito, il Cagliari. Perché ha messo il cuore, la testa, le gambe e anche il resto, ieri sera a Firenze. Perché la Fiorentina aveva vinto sempre, nelle precedenti quattro uscite al Franchi, lo stadio dove quella viola è una fede gridata e vissuta. E invece questa volta a Firenze si devono accontentare di un punto, uno solo, e sottovoce possono dire che è andata bene. Il Cagliari ha dominato nel primo tempo, “facendo” la partita, complice un vento fortissimo e indecifrabile. Nel secondo, con la forza del vento questa volta ostile, la squadra rossoblù ha capito di dover accorciare le giocate, senza sprecare mai una palla. Voleva vincere.

La Fiorentina, è vero, ci ha provato, andando in vantaggio grazie a una follia di Barella che ha causato il rigore. Ma questo Cagliari aveva un'idea fissa, ieri, quella di cercare l'impresa. Nessuno si è smarrito, tutti hanno remato dalla stessa parte, con un'attitudine al gioco, a fare calcio che - lo ripetiamo - è stupefacente. Il Cagliari ha cercato il gol, lo ha trovato dieci minuti dopo grazie a un giocatore di cui parleremo fra poco. E dopo non ha smesso di provarci, di portarsi a casa una sfida dal pronostico già scritto. Ha attaccato, non ha mai indossato l'abitino sformato della squadretta provinciale, della vittima predestinata. Cuore, testa, ma anche altro, fino al minuto numero 100, una cosa mai vista.

La rete del Cagliari arriva non per caso. Inzuppando la penna nella retorica, si chiamano belle storie. Leonardo Pavoletti aveva in testa qualcos'altro (...)

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