N ell'ultimo mezzo secolo le regole di governo delle economie industrializzate si sono basate su una relazione macroeconomica nota come curva di Phillips, dal nome dell'economista che la propose nel 1958. William Phillips aveva osservato l'esistenza di una relazione empirica inversa tra tasso di inflazione e tasso di disoccupazione: quando il primo era elevato, la disoccupazione era modesta e viceversa. L'osservazione venne confermata da successivi studi di economisti come Paul Samuelson e Robert Solow, futuri premi Nobel, che la proposero come un'esplicita relazione teorica su cui basare la condotta della politica economica dei Paesi sviluppati. Secondo questa teoria, al governo incombeva la responsabilità della politica fiscale, che per ridurre la disoccupazione doveva adottare politiche espansive, che a loro volta facevano crescere l'inflazione.

Alla Banca centrale, considerata indipendente dal governo, incombeva invece il ruolo di controllore dell'inflazione, per cui, quando questa saliva oltre il livello giudicato tollerabile, poneva in atto politiche monetarie restrittive, facendo salire i tassi d'interesse che regolavano l'erogazione del credito e, di conseguenza, raffreddando la domanda aggregata che in ultima analisi faceva nuovamente aumentare il tasso di disoccupazione. Questo schema di specializzazione, basato sul controllo reciproco del governo sulla Banca centrale con la politica fiscale e, viceversa, della Banca centrale sul governo attraverso la politica monetaria, è durato in Europa e negli Stati Uniti sino allo scoppio della crisi finanziaria del 2007-2009. (...)

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