D opo il maxi-stimolo di 1.900 miliardi di dollari approvato a febbraio per «salvare l'America», il presidente Usa Joe Biden sta facendo seguire un secondo piano per il lavoro e l'occupazione (American Jobs plan) di ulteriori 2.000 miliardi quasi interamente dedicato al miglioramento delle infrastrutture, con l'obiettivo di trasformare l'economia americana nel sistema più resiliente e innovativo del mondo.

Il piano, spalmato su otto anni, si concentra innanzitutto sulla modernizzazione delle infrastrutture e del patrimonio edilizio, ma anche sulla produttività, l'occupazione, i cambiamenti climatici e l'assistenza sociale, il tutto sullo sfondo della competizione globale con la Cina. Per i democratici più progressisti come Bernie Sanders, si tratta di una scommessa importante che punta a riportare il livello degli investimenti nelle infrastrutture, fisiche e umane, ai livelli più alti degli anni Sessanta.

I finanziamenti previsti nel nuovo piano si distribuiscono innanzitutto in 621 miliardi di dollari di investimenti nel settore dei trasporti, che costituiscono la quota maggiore. Si punta alla riqualificazione di 20 mila miglia di strade e autostrade, inclusa la sistemazione di circa 10 mila ponti. Seguono 550 miliardi per il settore manifatturiero avanzato, la maggior parte dei quali da investire nella produzione e nell'innovazione del settore farmaceutico avanzato, e 100 miliardi per l'ulteriore sviluppo della rete di comunicazione a banda larga.

I nfine, il piano prevede anche una serie di interventi di carattere sociale, tra cui spiccano 213 miliardi per l'edilizia popolare, 400 per il sostegno ad anziani e disabili e 100 per l'edilizia scolastica. In realtà, nelle intenzioni di Biden, questi investimenti sono solo la prima parte di un progetto complessivo ancora più ambizioso, che in totale dovrebbe raggiungere la ragguardevole cifra di 4.000 miliardi di dollari.

Contrariamente al primo stimolo di febbraio che era stato finanziato pressoché totalmente in deficit spending, il nuovo stimolo del Jobs plan viene invece finanziato con un aumento massiccio delle imposte a carico delle imprese e delle fasce di reddito più elevate. Questa è la parte più controversa e contestata del piano. L'aliquota sui profitti d'impresa, che Donald Trump aveva abbassato dal 35 al 21%, passerebbe di nuovo al 28%, così come l'aliquota minima dell'imposta sui redditi verrebbe aumentata dal 13 al 21%. Si tratta di una via di mezzo tra le posizioni democratiche più di sinistra, che avrebbero voluto un inasprimento fiscale ancora maggiore a carico dei redditi più elevati, e quelle degli imprenditori, difese dai Repubblicani che, con Donald Trump in testa, minacciano le barricate al Congresso per impedire ciò che loro identificano come una nuova zavorra imposta al settore produttivo, destinata a favorire l'invasione dei prodotti cinesi nel mercato americano e consentire così una facile vittoria della Cina nella conquista di nuove quote del mercato statunitense.

Nella conferenza stampa di presentazione, Biden ha paragonato il suo piano a quelli storicamente più impegnativi del passato, come il New Deal di Franklin Delano Roosevelt e l'altro sulla Great Society di Lyndon B. Johnson. La sua portata, infatti, non si esaurisce solo nella ricostruzione di ponti e strade e negli interventi di carattere sociale, ma si estende anche al desiderio di cambiare il volto dell'economia americana nei prossimi anni, per fronteggiare eventi di portata storica come i cambiamenti climatici, le diseguaglianze sociali e l'ingiustizia razziale.

Oggi, conclude Biden, la pandemia ha messo a nudo tutte le contraddizioni del sistema che regola le relazioni commerciali tra stati. E per vincere la battaglia tra “democrazie e autocrazie”, su cui il presidente ha insistito anche con gli alleati europei, la strategia del piano è quella giusta.

Secondo l'ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale), «la strategia messa in campo dagli Usa è quella di un capitalismo temperato, capace di conciliare regole di libero mercato e diritti delle persone».

BENIAMINO MORO
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