I n queste ore il Governatore della Regione Basilicata, Vito Bardi, ha evocato un tema che sembra una provocazione: l'autonomia petrolifera. Esso scaturisce dal dibattito che in questi giorni è stato polarizzato da due macro-questioni.

Da una parte il recente rapporto Svimez che ci restituisce uno spaccato drammatico dello stato di salute del Mezzogiorno: recessione economica, con una previsione del Pil addirittura sottozero, dilagante spopolamento, con oltre due milioni di giovani migrati negli ultimi anni, totale mancanza di investimenti pubblici, politiche assistenziali che negli scorsi anni hanno ulteriormente impoverito il Sud. Il tutto all'insegna delle solite, pessime abitudini di una politica mediocre e assistenziale che, tutta intenta ad aiutare i bisognosi, i deboli e gli ultimi, in realtà ha pensato a favorire (e procrastinare al potere) solo se stessa, praticando al Mezzogiorno una lenta, inesorabile eutanasia.

L'altra macro-questione è quella dell'autonomia invocata a gran voce da alcuni governatori delle Regioni del nord, ai sensi dell'articolo 116 della Costituzione. Qui, lo spaccato è ben diverso: Pil in crescita, infrastrutture, materiali e immateriali, e un tessuto economico e sociale non paragonabile a quelli delle Regioni meridionali, oltre a un saldo demografico attivo, grazie anche all'esodo di milioni di giovani emigrati dal Sud. Addirittura, oltra al danno, la beffa: alcuni giungono perfino a immaginare il Mezzogiorno, isole comprese, come luogo ove inviare gli anziani di tutta Italia. (...)

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