C ontinua il refrain della vaccinazione come «più vasta operazione sanitaria della storia». Ma i conti non tornano. Vediamo perché.

Dall'inizio della pandemia in molti hanno condiviso un dato: il rapporto tra positivi accertati e reali oscilla tra 3 e 5 a 1. In altre parole, per ogni positivo accertato, ve ne sono dai 3 ai 5 che sfuggono alle statistiche perché asintomatici o paucisintomatici. Altro dato noto è che i positivi accertati in Italia nel 2020 (inclusi quindi gli attualmente infetti) è di oltre due milioni di unità.

D al che si deduce che più di sei milioni di italiani (forse addirittura dieci) si sono già contagiati.

Ora, i segnali che ci vengono dall'estero non sono confortanti. Il virus è diventato ancor più contagioso, infatti gli infetti, nonostante le forti restrizioni, non accennano a calare. Nell'ultimo mese, pur con severe misure anticontagio, abbiamo avuto una media di nuovi infetti, al giorno, di circa trentamila unità (dieci volte maggiore rispetto alla prima ondata). In questi giorni la media è appena scesa ma tutti immaginano una nuova impennata dei contagi.

Insomma, di questo passo, nell'arco del 2021 registreremo, con tutta probabilità, circa 11 milioni di contagi. Il che equivale a dire che coloro che incontreranno il virus saranno intorno ai 40, forse addirittura 50 milioni. Con i contagi del 2020, tutti gli italiani avranno conosciuto Covid-19.

Ora, tutto questo non accadrebbe se il vaccino fosse efficacemente somministrato a tutti in due o tre mesi. Ma anche qui, le istituzioni sono state chiare: riusciremo a farlo solo entro la fine del 2021: tempi biblici ma -ci dicono- inevitabili. Si aggiunga un ulteriore, probabile paradosso: i vaccinandi non vengono sottoposti a test seriologici quantitativi: gli unici in grado di rivelare se il paziente ha mai incontrato il virus e quali anticorpi esso ha sviluppato (in particolare gli IgG, indicativi dell'immunità). Per cui si rischia di vaccinare, prima degli altri, chi dovrebbe farlo per ultimo, avendo magari già maturato una naturale copertura immunitaria. Anche altre decisioni - per la verità- hanno generato non pochi dubbi. Come nel caso del divieto dell'AIFA di prescrivere idrossiclorochina ai contagiati domiciliari. Divieto sospeso dal Consiglio di Stato, in quanto “illogico e irragionevole”, con ennesimo atto, di supplenza giudiziaria, dinanzi all'inefficienza del settore pubblico.

Insomma, tornando ai vaccini: c'è da sperare che qualcuno abbia ben calibrato la loro somministrazione tenendo conto del numero dei contagi, presenti e passati. E magari ricordandosi di quando, inorriditi, abbiamo sentito il Governo inglese ammettere che l'unica via per l'immunità di gregge sarebbe stata il contagio. Oggi potremmo smentire quella tesi se l'efficienza del sistema pubblico (le società farmaceutiche hanno già fatto miracoli) ci consentisse di vaccinare tutti entro febbraio-marzo. Invece, i nostri endemici ritardi renderanno la profezia inglese ineluttabile. Ma la renderanno tale solo per noi. Gli inglesi, nel frattempo, avranno smentito sé stessi.

ALDO BERLINGUER
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