C i sono decisioni che sono destinate a segnare il futuro di un Paese. È probabilmente il caso dell'accordo raggiunto dal governo con la famiglia Benetton.

La tragedia del ponte Morandi non poteva rimanere senza risposta. Ma, nonostante siano passati due anni, il governo ha deciso di non aspettare che la magistratura accertasse responsabilità e colpe del crollo, comminando le “giuste” pene. È invece intervenuto con un accrocchio societario che prevede il passaggio del concessionario Autostrade per l'Italia alla Cassa Depositi e Prestiti, con la diluizione del vecchio azionista Atlantia e l'ingresso di fondi «graditi al governo» (così li definisce il comunicato del governo stesso). Per il ministro degli esteri, Luigi Di Maio, «lo Stato finalmente è forte con i forti». La ministra delle infrastrutture, Paola De Micheli, al contrario ha puntualizzato che i Benetton «hanno deciso liberamente» di cedere al governo. Ma sia i piromani che i pompieri hanno celebrato l'evento come una svolta epocale.

L'epoca in questione sarebbe quella delle privatizzazioni: il responsabile economico del Pd, lo storico dell'economia Emanuele Felice, in una intervista con Luciano Capone sul Foglio ha ringraziato il Movimento Cinque Stelle per avere praticato un esorcismo in cui lui milita. Grazie all'alleanza con i grillini, i piddini si sarebbero liberati del demone “neoliberista”. Questo demone si sarebbe infilato nel corpo dei socialdemocratici negli anni Novanta, all'epoca del primo governo Prodi. (...)

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