“L’abbiamo capito da subito. La nostra nazione era sotto attacco. E siamo entrati in azione immediatamente, per proteggere e servire i cittadini americani”. 
Sono le parole con cui, in una delle rare apparizioni in pubblico, raccontano il “loro” 11 settembre 2001 i due piloti dell’Air National Guard Usa chiamati a intervenire nel corso del giorno che sconvolse l’America e il mondo per cercare di intercettare e abbattere il volo numero 93 della United Airlines, uno degli aerei dirottati dai 19 “martiri” di Al Qaeda che esattamente vent’anni fa seminarono morte e distruzione negli Stati Uniti. 
Si tratta del colonnello Marc Sasseville e del tenente Heather Penney, che quel maledetto venerdì, dopo aver visto il primo aereo centrare in pieno la torre nord del World Trade Center di New York, si misero senza indugio ai comandi dei loro F-16, in ossequio all’allarme generale dato dai vertici delle forze armate Usa a tutti i militari dislocati nel Paese. 
Sasseville e Penney hanno raccontato la loro testimonianza a History Channel e anche a Norah O’Donnell, reporter di Cbs News, che li ha intervistati proprio in occasione del ventesimo anniversario della strage, che provocò quasi tremila morti. 
In quelle ore drammatiche, i due piloti furono inviati sulle tracce del quarto velivolo in mano ai terroristi, quello decollato da Newark in direzione San Francisco, ma che che nei piani degli attentatori avrebbe dovuto invece schiantarsi su Washington, sembra sul Campidoglio, sede del Congresso americano. 
“Generalmente la procedura pre-volo dura 20 minuti. Ma non c’era tempo. Siamo decollati in tutta fretta”, ricordano i due piloti.
Gli ordini, all’inizio, non erano  molto chiari. La confusione regnava ovunque, anche nelle catene di comando. “Poi, però, una volta in volo, ci fu chiaro cosa avremmo dovuto cercare: un aereo di linea ‘canaglia’, che volava basso e che non comunicava con le torri di controllo”.

Sasseville e Penney cercarono il volo 93 per circa un’ora e mezza, nei cieli di Washington e della Pennsylvania. 
“Non siamo addestrati per missioni suicide. Ma il decollo in tutta fretta non ci consentì di armare gli F-16. Dunque, non avevamo razzi, non avevamo munizioni. E mentre cercavamo quell’aereo abbiamo capito che l’unico modo per impedirgli di arrivare all’obiettivo era quello di andargli addosso”.
E Sasseville e Penney erano pronti a morire. Pronti a scagliarsi con il loro jet contro il volo dirottato, uno contro la cabina di comando, l’altra contro la coda. Aspettavano solo il momento giusto. 
Ma proprio quando ormai avevano preso la decisione più difficile, quella di sacrificarsi, la loro vita venne risparmiata. Una delle tante storie a sliding doors di quel giorno sconvolgente, come quelle degli impiegati nelle Torri Gemelle che, per un contrattempo casuale, non si recarono al lavoro o quelle di quanti, invece, sempre per un imprevisto del destino, negli uffici del World Trade Center invece ci andarono, trovando la morte. 
Ad abbattere l’aereo numero 93 al posto dei due piloti pronti a diventare loro malgrado dei kamikaze ci pensarono infatti gli stessi passeggeri ostaggio dei terroristi, che si ribellarono aggredendo i dirottatori ai comandi, con l’aereo che infine precipitò, proprio in Pennsylvania, nella zona di Shanksville.
“Ogni giorno penso a quelle persone - racconta il luogotenente Sasseville - che non si sono tirate indietro pagando il prezzo più alto. Sono stati dei veri eroi”.
Anche la collega Penney non può non pensare al sacrificio dei passeggeri del volo 93. “Io ho giurato di proteggere il mio Paese, è stata una scelta di vita. Quelle persone invece erano madri, padri, insegnanti, uomini d’affari. Sì, sono loro i veri eroi. A loro dobbiamo la vita”. 

“Nonostante il trauma e l’orrore di quanto avvenuto – aggiunge il tenente -, quando torno con la mente a ciò che è accaduto avverto speranza. Quel giorno, infatti, tutti noi americani siamo riusciti a dare il meglio di noi stessi. Per questo, da allora, cerco di vivere appieno al mia vita. E lo posso fare perché quel giorno i terroristi, alla fine, non hanno vinto”.

(Unioneonline/l.f.)

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