Centinaia di donne transgender vengono respinte al confine ucraino mentre tentano di fuggire dal Paese in guerra insieme ad altre migliaia di persone. 

Secondo la legge marziale che vige in Ucraina dal 24 febbraio scorso, giorno dell'invasione russa, tutti gli uomini tra i 18 e i 60 anni sono obbligati a restare nel Paese per combattere. Ecco perché, quando sul passaporto è tracciata la parola “maschio”, le migranti si vedono negare il loro diritto ad andare via.

Secondo il Guardian non vengono respinte solo donne che non hanno concluso la pratica burocratica e hanno ancora i “vecchi” certificati d’identità, ma anche quelle che il percorso lo hanno terminato e hanno ottenuto lo status legale di donne. 

Come racconta Olena Shevchenko, 39 anni, attivista per i diritti umani e presidente di Insight, organizzazione Lgbtq+ ucraina, “sembra che le guardie di frontiera ucraine stiano impedendo anche alle persone trans con un certificato valido che riflette il loro nuovo genere di lasciare l'Ucraina, e nessuno sa perché".

“Ci hanno controllato le mani, le braccia, il collo per vedere se avevo un pomo d'Adamo. Mi hanno toccato il seno. Dopo averci esaminato, le guardie di frontiera ci hanno detto che eravamo uomini. Abbiamo cercato di spiegare la nostra situazione, ma a loro non importava”, è la testimonianza di Alice, 24 anni, una donna trans di Brovary.

Racconti drammatici che si uniscono a un’altra serie di denunce: dall'inizio dell'invasione mancano i medicinali e le farmacie sono quasi tutte chiuse. E così le persone transessuali stanno finendo gli ormoni: "Se smetti improvvisamente di assumere ormoni, è estremamente dannoso per la tua salute", spiega Alice.

(Unioneonline/D)

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