Emmanuel Macron sfida i medici sulla pandemia, non vuole più chiusure.

Non che la Francia sia aperta, anzi. Il Paese è quasi tutto in zona rossa. Bar, ristoranti, musei, cinema, teatri e molto altro sono completamente chiusi dal 29 ottobre, giorno di inizio del secondo lockdown, ma le scuole sono aperte e si può uscire di casa entro un raggio di 10 chilometri, difficile porre freni ai movimenti dei cittadini e agli incontri.

Persino il governo aveva invitato le persone a uscire all'aria aperta, perché chiusi in casa - ha spiegato anche Macron - ci si contagia di più rispetto a quel che avviene all'aria aperta.

Ma da settimane i dati sono tornati a risalire in maniera preoccupante: i ricoveri in terapia intensiva hanno superato oggi sopra quota 5mila, livelli che non si toccavano a aprile 2020, si era nel pieno della prima ondata. E nelle scuole sempre più classi vengono chiuse per casi di positività al virus.

E col passare dei giorni si fa sempre più aspro il duello tra gli esperti, che prevedono una situazione sempre più catastrofica e chiedono un lockdown generale, e Macron, che rifiuta una nuova chiusura dell'intero Paese.

Mentre Libération ritrae il presidente seduto sotto il titolo "Ma cosa aspetta?", è Le Monde dedicare il ritratto più spassoso a quello che definisce - nel titolo di un suo pezzo - "Il presidente epidemiologo". Ironizzando fino ad un certo punto, perché molte fonti vicine al capo dello Stato giurano che Macron da un anno si applica come uno studente di medicina, studia, legge tutto. Al punto che, durante le riunioni con il Comitato scientifico, più volte incalza gli scienziati citando pubblicazioni che neppure loro hanno letto.

Insomma, convinto ormai di saperne abbastanza, si fida sempre meno del pessimismo che - a suo dire - ha fallito già in gennaio con le "modellizzazioni". Secondo lui prevedevano il peggio per il mese di febbraio e predicavano chiusure drastiche. Macron non ha ceduto e il disastro non c'è stato: "Per questo non ho nulla da rimproverarmi, nessun mea culpa da fare", ha detto giovedì scorso. Suscitando le ire degli scienziati, che hanno riproposto le loro previsioni di allora, affermando che i tempi delle varie ipotesi non erano certi, ma la destinazione finale - drammatica se non ci saranno misure rigidissime e immediate - resta certa, allora come oggi.

(Unioneonline/L)
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