Salvini e la nave Aquarius: "Può andare dove vuole. Non in Italia!"
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La nave Aquarius delle organizzazioni Sos Mediterranee e Medici Senza Frontiere viaggia con 141 persone a bordo salvate venerdì scorso da due imbarcazioni in difficoltà, e chiede ai Governi europei un porto sicuro dove poter attraccare come previsto dal Diritto internazionale marittimo.
Dei migranti soccorsi più del 70% per cento arriva da Somalia ed Eritrea e tra loro 67 sono minori non accompagnati, alcuni dei quali in condizioni critiche, come fa sapere MSF: "Le condizioni di salute delle persone soccorse dall'Aquarius sono stabili, ma molti sono estremamente deboli e denutriti". E il coordinatore dell'organizzazione umanitaria non manca di rimarcare che le due imbarcazioni di fortuna da cui sono stati salvati i migranti si erano viste rifiutare soccorso da ben cinque navi prima di incrociare l'Aquarius.
Questo perché, spiega MSF: "Le navi potrebbero non essere disposte a rispondere a coloro che sono in difficoltà a causa dell'alto rischio di rimanere bloccate e di vedersi negare un luogo sicuro di sbarco".
Dall'Italia viene però confermata la linea della fermezza e l'indisponibilità a offrire i nostri porti alla nave, con il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli che commenta: "L'Ong Aquarius è stata coordinata dalla Guardia Costiera libica in area di loro responsabilità. La nave è ora in acque maltesi e batte bandiera di Gibilterra. A questo punto il Regno Unito si assuma le sue responsabilità per la salvaguardia dei naufraghi".
Ancora più netta la posizione del ministro degli Interni Matteo Salvini, che ribadisce la chiusura del Governo italiano all'attracco dell'Aquarius e alla collaborazione con le organizzazioni umanitarie che salvano migranti nel Mediterraneo: "Non vedrà mai un porto italiano. È di proprietà di un armatore tedesco e batte bandiera di Gibilterra".
Durante entrambe le operazioni di salvataggio, la nave ha informato i Centri Nazionali di Coordinamento del Soccorso Marittimo (MRCC) di Italia, Malta e Tunisia, oltre a quello libico, che ha risposto che non avrebbe assegnato un luogo sicuro di sbarco e ha ordinato alla nave di rivolgersi ad altre autorità competenti.
A oggi l'Aquarius è una delle due navi rimaste a occuparsi dei soccorsi nel Mediterraneo, dopo la campagna di criminalizzazione delle organizzazioni umanitarie e il fallimento delle politiche europee in tema di asilo, ripartizione e ricollocazione dei migranti.
(Unioneonline/b.m.)
L'APPELLO DELL'AQUARIUS: