Sangue in Sudan durante le manifestazioni contro i militari golpisti. 

Secondo quanto riferito dai media internazionali, le ultime iniziative di piazza organizzate per chiedere maggiore democrazia sono state disperse dai soldati a colpi d’arma da fuoco.

Tragico il bilancio, che parla di almeno sette morti e di oltre cento feriti, nella capitale Khartoum e nelle altre città del Paese che hanno ospitato i cortei.

Nel mirino della contestazione le forze armate guidate dal generale Abdel Fattah al-Burhan, che dall’inizio della contestazione – lo scorso autunno – ha dato il via a una durissima repressione del dissenso, che ha mietuto oltre 70 morti in totale. 

Fonti locali denunciano per la prima volta l’uso di armi pesanti contro i civili, oltre ai consueti cannoni ad acqua e lacrimogeni.

Il caos in Sudan – nazione con quasi 50 milioni di abitanti, tra le più povere della Terra – perdura dal 2019, quando è stato deposto il dittatore Omar al-Bashir, dietro pressione popolare e con proprio con la complicità dell’esercito. Esercito che ora controlla il Paese governando con il pugno di ferro.

(Unioneonline/l.f.)

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