Ebrahim Raisi è il nuovo presidente dell’Iran.

La vittoria del candidato ultra-conservatore è stata riconosciuta dagli altri due principali sfidanti (Mohsen Rezai, dello stesso schieramento di Raisi, e il moderato Abdolnaser Hemmat), che, pur in assenza di risultati ufficiali, si sono congratulati con l’avversario, dato favorito sin dall’inizio. 

Raisi, 60 anni, sempre immortalato con un turbante nero (simbolo dei discendenti del profeta Maometto), aveva già provato a diventare presidente alle scorse presidenziali, ottenendo il 38% dei voti in un testa a testa vinto poi da Hassan Rohani.

In questi anni è stato promosso a capo dell'apparato giudiziario dall’ayatollah Alì Khamenei, di cui è considerato un fedelissimo. 

Raisi incarna infatti il prototipo del tutore intransigente del sistema iraniana.

Giurista, da giovane procuratore aggiunto di Teheran fu tra i 4 componenti della cosiddetta “Commissione della morte” che nel 1988 fece impiccare migliaia di dissidenti.

Nel 2009 è stato un fautore della repressione del “Movimento Verde”, che si opponeva alla rielezione di Mahmoud Ahmadinejad.

Raisi vanta inoltre il titolo di hojjat al-islam, inferiore nel clero sciita a quello di ayatollah.

Nella sua campagna elettorale, oltre la fedeltà ai principi cardini del regime iraniano, anche la promessa di risolvere la crisi economica che ha colpito il Paese negli ultimi anni.

(Unioneonline/l.f.)

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