L’Arabia Saudita avrebbe giustiziato 17 persone negli ultimi 11 giorni per una serie di reati legati a droga e contrabbando. I giustiziati sarebbero quattro siriani, tre pachistani, tre giordani e sette sauditi. È quanto rivelato dalla portavoce dell’Alto Commissario Onu per i Diritti Umani, Liz Throssell, che sottolinea il triste dato: «Nelle ultime due settimane le esecuzioni sono avvenute quasi quotidianamente in Arabia Saudita dopo che le autorità hanno posto fine a una moratoria non ufficiale di 21 mesi sull'uso della pena di morte per reati legati alla droga».

Questi numeri preoccupanti non arrivano però come un fulmine a ciel sereno, nel 2022 le esecuzioni nel paese del Golfo sono state ben 144, in numero crescente rispetto ai dati relativi agli anni scorsi. Cifre che fanno da contraltare alla richiesta recente – da parte di un'ampia maggioranza dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite – di una moratoria sulla pena di morte in tutto il mondo. Inoltre la pena capitale per reati legati agli stupefacenti è incompatibile con le norme e gli standard internazionali.

Anche in questa occasione il pensiero torna sulle ombre e sulle polemiche legate ai mondiali di calcio in Qatar. Le ultime esecuzioni sarebbero avvenute mentre il principe ereditario Mohammed bin Salman assisteva, accanto al presidente della FIFA Gianni Infantino, alla cerimonia di apertura della Coppa del Mondo di calcio.

«Il Qatar è stato giustamente criticato per le sue violazioni di diritti umani, ma i suoi abusi impallidiscono rispetto al megastato del Golfo della porta accanto. L'Arabia Saudita ha giustiziato più persone che mai nei primi sei mesi di quest'anno e ora ha iniziato a giustiziare criminali per droga, in gran numero e in segreto, mentre il mondo si concentra sulla Coppa del Mondo di calcio», ha commentato la direttrice dell’organizzazione per i diritti umani Reprieve, Maya Foa.

(Unioneonline/v.f.)

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