Natale di sangue a Gaza, dove un raid israeliano sul campo profughi di Al-Maghazi ha provocato almeno 70 morti, di cui una dozzina sono bambini.

Un attacco che ha preparato il campo per i reparti di terra dell’esercito, che stamani all’alba «sono entrati nei campi profughi del settore centrale della Striscia», come ha spiegato alla Knesset un membro del gabinetto di guerra, il leader del partito ortodosso “Shas” Arie Deri.

«Nel nord della Striscia più o meno abbiamo conseguito una affermazione militare. Nel sud si trovano molte forze dell'esercito. Adesso possiamo dire dunque che Zahal (acronimo delle forze armate, ndr) si trova in tutta la Striscia».

La guerra, ha detto oggi Benjamin Netanyahu durante la seduta alla Knesset del Likud, «sarà lunga e non volge ancora al termine». Il premier, di ritorno da un incontro con i militari impegnati a Gaza, ha detto di aver sentito da loro una «netta volontà di andare fino in fondo». «Anche se sulla stampa e alle tv locali emergono perplessità, noi non cessiamo di combattere. E approfondiremo i combattimenti anche nei prossimi giorni. Dobbiamo avere pazienza, restare uniti e perseverare nello svolgimento della nostra missione».

Hamas e la Jihad islamica hanno intanto respinto la proposta egiziana di sostituire il loro governo a Gaza in cambio di un cessate il fuoco permanente. Il piano egiziano, sostenuto dal Qatar, prevede un nuovo scambio di prigionieri, seguito da un cessate il fuoco permanente e dalla futura costituzione a Gaza di un governo di tecnocrati.

(Unioneonline/L)

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