Dopo la morte dell'attivista e premio Nobel per la pace Liu Xiaobo, il governo cinese ha bloccato tutti i contenuti web su Internet relativi al dissidente e interdetto l’uso delle sue iniziali, di emoticon (come quello della candela, che si usa come omaggio ai defunti) ed espressioni che possano riferirsi a lui.

Sull'applicazione di messaggistica WeChat e sul social network più usato nel Paese asiatico, Weibo, sono stati cancellate le discussioni sul dissidente e i RIP (i "Riposa In Pace") postati dagli utenti.

Anche digitando il suo nome su Baidu, principale motore di ricerca in lingua cinese, non compare alcun risultato.

Inoltre, sulla vicenda di Xiaobo - deceduto ieri a 61 anni a causa di un tumore al fegato e condannato a 11 anni per sovversione - è intervenuto Il portavoce del ministero degli esteri cinese Geng Shuang che ha dichiarato che il premio Nobel che gli era stato assegnato nel 2010 dall'Accademia di Svezia andava "contro i principi alla base del riconoscimento stesso".

Shuang ha infine reso noto che è stata presentata una protesta formale contro Stati Uniti, Germania e Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati, che hanno lottato in passato per la liberazione e le cure della malattia di Xiaobo.

(Redazione Online/F)

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