«Siamo come un arbitro ferito che continua a fare il suo lavoro. Non vogliamo andare via, pensate a cosa accadrebbe in uno scenario come quello attuale se nel sud del Libano non ci fossero i caschi blu. Dobbiamo rimanere anche in vista del day after, quando finirà questa guerra».

Così al Corriere della Sera il portavoce di Unifil Andrea Tenenti, che parla all’indomani dell’attacco contro la base sotto il comando della Brigata Sassari, che ha portato al lieve ferimento di quattro militari sardi a causa di due razzi di Hezbollah.  «Più volte»,  aggiunge Tenenti, «si è andati vicini a una soluzione, anche di recente. Manca poco».

Intanto il conflitto «peggiora. C'è molta più violenza, si combatte sempre più vicino alle nostre basi che alla fine vengono coinvolte negli attacchi». Quello di ieri «era semi deliberato. Con la nostra presenza creiamo problemi alle parti in conflitto, ma siamo lì per questo. Ecco perché Israele ci ha chiesto di andare via».

Dialogate anche con Hezbollah? «No, solo con Libano e Israele perché è con loro che è stato deciso il mandato della nostra missione. Il dialogo è continuo: vogliamo tornare alla stabilità nell'area che c'era prima del 7 ottobre scorso. Non è facile. Facciamo quello che possiamo con l'attuale risoluzione». 

(Unioneonline)

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