«Abusi di coscienza, di potere, spirituali, psichici, fisici e spesso anche sessuali». Due ex suore della Comunità Loyola, Gloria e Mirjam, presunte vittime del gesuita e artista Marko Rupnik, per squarciare il «velo di omertà» attorno alla figura del potente ex padre spirituale sloveno, hanno deciso di venire allo scoperto e denunciare apertamente le violenze in una conferenza stampa.

Gloria in particolare, ha descritto «il contesto abusante» messo in piedi da Rupnik che dopo una serie di approcci in veste di padre spirituale, era riuscito nel tempo a plagiarla al punto da «costringermi a rapporti sessuali, anche a tre». «Un fatto», ha detto Gloria, «fu il più difficile, un fatto che mette in evidenza il fulcro dell'unione dell'abuso sessuale e del pensiero teologico e artistico, perché a un certo punto Rupnik mi disse che sentiva nella preghiera che il nostro rapporto non era esclusivo ma doveva essere a immagine della Trinità, quindi dovevamo invitare un'altra sorella a vivere sessualmente con noi». «Addirittura per convincermi a dei veri rapporti pornografici - ha aggiunto - cominciò a portarmi in due sale cinematografiche di Roma, sulla Salaria e sulla Nomentana, e si vedeva che lui era un habituè di questi posti».

Sul caso solo di recente, con un colpo di scena, Papa Francesco ha chiesto al Dicastero per la dottrina della fede di esaminare la vicenda derogando alla prescrizione per consentire lo svolgimento di un processo. E oggi la sala stampa vaticana ha ribadito che «negli scorsi mesi, a seguito dell'incarico ricevuto dal Papa a fine ottobre, il Dicastero per la Dottrina della Fede ha contattato le istituzioni coinvolte a diverso titolo per ricevere tutte le informazioni disponibili relative al caso». Inoltre, sempre la sala stampa annuncia che «dopo avere allargato il raggio della ricerca a realtà non precedentemente contattate e avendo appena ricevuto gli ultimi elementi in risposta, si tratterà ora di studiare la documentazione acquisita per poter individuare quali procedure sarà possibile e utile implementare».

Insomma, Rupnik potrebbe finire a processo nel foro canonico, anche se «il rischio della prescrizione c'è», ha evidenziato l'avvocato delle due ex religiose, Laura Sgrò, dal momento che i fatti risalgono agli anni '80 e '90. A maggior ragione, le due presunte vittime chiedono di essere ascoltate, «siamo in attesa», affermano, anche se rivolgendosi direttamente a Papa Francesco, proprio oggi che ricorre il quinto anniversario dal summit da lui stesso voluto sugli abusi sui minori, lamentano: «Finora ci siamo trovate davanti a un muro di gomma». «Che il muro si sgretoli - chiedono quindi -, il Papa non riduca noi e tutte le altre vittime al silenzio». Secondo Mirjam e Gloria le donne coinvolte negli abusi all'interno della comunità sono state almeno «una ventina» su un totale di 40 membri.

«Rupnik - ha spiegato Gloria che lo conobbe da giovane studentessa di medicina a Roma - è stato in grado di manipolare molte persone attorno a sé creando una rete di contesto molto ampia» che di fatto lo ha protetto per tutto questo tempo. L'avvocata Sgrò ha parlato di Rupnik sotto tre profili: «Adesso è un sacerdote diocesano, fino al giugno 2023 è stato un gesuita; secondo, è un artista di fama mondiale e terzo è anche un imprenditore, lo dice il registro delle imprese». Sgrò ha menzionato gli «oltre 200 luoghi nel mondo che presentano i mosaici di Rupnik» tra cui i santuari di Fatima, di Częstochowa, ma persino la cappella Redemptoris mater in Vaticano. 

(Unioneonline/D)

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