La stretta di Starmer: chi arriva nel Regno Unito per lavoro o studio dovrà sapere bene l’inglese
Il premier laburista lancia un piano draconiano per ridurre l'immigrazione legale ed evitare che la Gran Bretagna diventi «un'isola di stranieri»Un piano draconiano per ridurre l'immigrazione legale ed evitare che la Gran Bretagna diventi «un'isola di stranieri». Lo ha lanciato il premier laburista moderato Keir Starmer presentando una serie di misure fortemente restrittive nei confronti dei tanti che scelgono il Regno Unito per studiare o lavorare, con l'obiettivo dichiarato di «riprendere finalmente il controllo dei confini».
«Tutti gli aspetti del sistema di immigrazione, compresi quelli relativi al lavoro, al ricongiungimento familiare e ai visti di studio, saranno rafforzati in modo da poterli controllare meglio», ha affermato il primo ministro in una conferenza stampa che ha segnato una virata del suo governo verso toni e posizioni tipici della destra in un dossier cruciale per il futuro politico del Labour.
Da tempo sir Keir si sta muovendo in questa direzione: la corsa è stata accelerata dai timori per la costante crescita nei sondaggi del partito trumpiano Reform UK, guidato da Nigel Farage, e dalla sua vittoria nelle recenti elezioni amministrative in Inghilterra e nella suppletiva con cui ha conquistato un nuovo seggio alla Camera dei Comuni. L'esecutivo d'ora in poi, con le «severe restrizioni» previste dal Libro Bianco presentato in Parlamento, vuole iniziare - spiega Starmer - a «scegliere chi viene qui, in modo che l'immigrazione sia al servizio del nostro interesse nazionale». Con tanto di avviso a quanti dentro il Labour si oppongono a un rigido controllo degli ingressi.
Le restrizioni riguardano tutte le tipologie di visto per il Regno, che si tratti di lavoratori, ai quali verrà richiesto come minimo la laurea, o studenti. Per tutti poi aumentano i livelli di conoscenza della lingua inglese rispetto a quelli previsti attualmente. Inoltre fra le misure c'è l'estensione da cinque a dieci anni del periodo necessario per ottenere il permesso di residenza permanente, con eccezioni previste per personale molto richiesto, come infermieri, medici, ingegneri e manager nel campo dell'intelligenza artificiale, che potranno presentare domanda prima. Vengono particolarmente presi di mira dal Labour i lavori non qualificati: saranno fortemente limitati per gli immigrati, con penalizzazioni previste per le imprese che non scelgono dei cittadini britannici. E addirittura nel settore assistenziale e sanitario (quindi badanti e caregiver), che dipende fortemente dalla manodopera straniera, non si potrà più assumere personale direttamente dall'estero.
Tempi duri quindi per gli italiani che si ritrovano con una ulteriore ricaduta nel post Brexit: non potranno più cercare un impiego per imparare l'inglese ma dovranno già conoscere la lingua per un permesso di lavoro o studio. Un nuovo assetto che ha sollevato critiche da più parti, incluse quelle del vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a Londra per la riunione ministeriale dei 6 big europei del Gruppo di Weimar. «Gli studenti non sono un rischio migratorio, sono altri i rischi, e credo che così si perdano opportunità», ha detto Tajani, augurandosi comunque che i giovani italiani «potranno continuare a venire a studiare l'inglese anche in Gran Bretagna».
A livello nazionale le parole di Starmer hanno scatenato una bufera. L'organizzazione in difesa dei migranti Care4Calais ha accusato il primo ministro di «alimentare il fuoco dell'estrema destra» con la sua scelta di linguaggio (a partire dalla frase sull'isola di stranieri), pretendendo le scuse di sir Keir. «Si è forse dimenticato degli scontri dello scorso anno?», ha affermato il responsabile della ong, Steve Smith, riferendosi ai 'riots' anti-migranti e islamofobi scatenati dall'ultradestra in alcune città inglesi nell'agosto 2024. Mentre alcuni deputati della maggioranza, come Nadia Whittome, hanno definito «vergognosa e pericolosa» la «retorica anti-migranti» del premier. Critiche anche da destra, coi Tory che parlano di un'iniziativa «ben lontana dalla portata del cambiamento di cui abbiamo bisogno». E Farage, consapevole delle evidenti difficoltà di un esecutivo che tenta di arginarne il suo successo, ha accusato Starmer di fare promesse che non può mantenere.
(Unioneonline)