La Spagna, dopo l’Italia, è il secondo paese europeo più colpito dal Coronavirus. Il sistema sanitario spagnolo risulta essere a rischio e i mass media utilizzano spesso il termine “collasso” per descrivere la gravissima situazione in corso. Le autorità preposte hanno invitato tutti i medici in pensione a rimettere il camice e aiutare quanto più possibile il paese.

E’ impossibile quantificare l’entità del contagio, gli infettati potrebbero essere veramente tanti. I due forni crematori di Madrid lavorano 24 ore su 24 e negli ospedali si verifica un decesso ogni 16 minuti.

Davide Perollo, project manager della cooperazione, esperto di Diritto Internazionale Umanitario, autore di saggi e documentari, è originario di Palermo e vive a Barcellone da molti anni. E' ui a raccontare lasituazione reale che sta vivendo questi giorni: “Da sabato 14 Marzo l'intera Spagna si trova in "Estado de Emergencia" con un piano di contenimento del virus e della limitazione della mobilità, delle attività lavorative, ricreative e culturali pressoché identico a quello dell'Italia, arrivando quindi tardi sul piano delle misure contingenti per prevenire la diffusione e scongiurare il collasso, per rapida saturazione, del sistema sanitario nazionale”. Un quadro non confortante.

Il Premier Spagnolo Pedro Sanchez ha disposto la chiusura di tutte le attività commerciali necessarie, proprio come in Italia. La misura restrittiva è entrata in vigore per 15 giorni ma potrà essere prorogata. “La risposta del governo spagnolo è stata tardiva, specie se comparata con quella italiana, poiché il governo è stato trascinato nei giorni scorsi da questioni politiche ed economiche come il tavolo di confronto con le spinte autonomiste e secessioniste della Catalogna, nodo anche giuridico, e la necessità di una efficace manovra finanziaria da approvare , anche per far fronte alle tendenze recessive provocate dal Coronavirus. Non ultimi gli scandali fiscali e penali che stanno travolgendo la famiglia reale, con le incriminazioni a carico del Re emerito, Juan Carlos”.

Davide Perollo, italiano in Spagna (foto concessa)
Davide Perollo, italiano in Spagna (foto concessa)
Davide Perollo, italiano in Spagna (foto concessa)

La stampa e la televisione locali, in merito al contagio, ha fornito un’informazione a tratti aggiornata ed esaustiva, a tratti invece disorganizzata, facendo recepire alla società spagnola un messaggio in chiave individuale e non collettivo. “La reazione della gente , specie a ridosso del giorno della entrata in vigore del plan de emergencia, quindi dal venerdì 13, è stata simile a quella di alcune regioni italiane: assalto ai supermercati, esodi verso case di villeggiatura fuori dalla comunità di Madrid o dai Paesi Baschi (dove ci sono stati i primi focolai di contagio massivo), ed in generale una certa riluttanza ad obbedire alle indicazioni, inizialmente solo fortemente consigliate, di ridurre la mobilità, non occupare luoghi pubblici o mezzi di trasporto in senso massivo, ed a limitarsi o auto organizzarsi con gli orari di accesso ai luoghi di lavoro”.

Barcellona è una città all’avanguardia per sviluppo tecnologico, per cablaggio di infrastrutture e servizi, per reti sociali molto proiettate nella new economy, con una organizzazione urbana molto efficiente.

“Per la gente che vive in Spagna aver interdetto le piazze ed i luoghi pubblici, anche in inverno, equivale ad una forte limitazione, che si vive male. Ma come fanno tutti, si cercheranno nuove forme per intrattenersi sperando in un periodo relativamente corto. Ma sappiamo già non cortissimo, di quarantena".

Angelo Barraco
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