Nove anni dopo l'ultimo viaggio dello Shuttle, bus dello spazio che per tre decenni ha trasportato gli astronauti statunitensi (e non solo) oltre l'atmosfera, la Nasa ricomincia a inviare i propri uomini nell'infinito. Questa volta non con mezzi suoi, o comunque non realizzati da lei direttamente: il 27 maggio da Cape Canaveral in Florida, dove si trova il Kennedy space center (la base da dove partono i vettori spaziali degli Usa), partirà un velivolo nuovo, moderno e realizzato dai privati su sua richiesta. Da Elon Musk, il geniale imprenditore nato in Sudafrica, cittadino canadese e naturalizzato americano che dopo aver ideato la Tesla (società specializzata, tra le varie attività, nella produzione di auto elettriche) ha dato vita nel 2002 alla Space X, azienda aerospaziale che ha sede in California il cui obiettivo è allargare gli orizzonti dell'esplorazione cosmica. Con meta finale Marte. Un visionario che per il momento, in attesa di poter maneggiare una tecnologia più avanzata e adeguata allo scopo, ha creato una navicella in grado di trasportare gli equipaggi fino alla stazione spaziale internazionale. Una grande mano di aiuto per gli Stati Uniti costretti - dal 2011, anno in cui è stato interrotto il programma Shuttle - a sfruttare le mitiche ma vecchiotte Soyuz russe, la cui base di lancio è il cosmodromo di Bajkonur in Kazakistan (abbastanza scomodo da raggiungere).

Il razzo Falcon 9 (Archivio L'Unione Sarda)
Il razzo Falcon 9 (Archivio L'Unione Sarda)
Il razzo Falcon 9 (Archivio L'Unione Sarda)

Quando in Italia saranno le 22,30 la capsula Crew Dragon, agganciata al razzo Falcon 9, si staccherà dal suolo ospitando al suo interno gli astronauti Doug Hurley e Bob Behnken. La missione si chiama "SpaceX Demo 2". Il primo lancio, previsto nel luglio 2019, era stato rinviato perché nell'aprile precedente la capsula Dragon 2 della missione Demo 1 era esplosa durante un test riguardante il rilascio in volo dei propulsori. Il tentativo seguente, andato a buon fine, risale allo scorso gennaio. In caso di successo il terzo volo potrebbe essere programmato ad agosto o settembre. Date ravvicinate, e uno sforzo economico non da poco (Musk ha ricevuto 2,7 miliardi di dollari per sei lanci), che mostrano bene il rinnovato interesse della Nasa per un programma spaziale foriero di tanti successi in passato, dal programma Apollo (culminato nello sbarco sulla Luna, luglio 1969) ai collegamenti con la stazione orbitante realizzati proprio grazie a quei gioielli della tecnologia (allora) chiamati Shuttle. Il volo verso la stazione spaziale durerà circa 19 ore, utili a testare tutti i sistemi del velivolo che, a fine missione, tornerà sulla terra ammarando come i suoi predecessori. Questa volta però davanti alla Florida.

La stazione spaziale (Archivio L'Unione Sarda)
La stazione spaziale (Archivio L'Unione Sarda)
La stazione spaziale (Archivio L'Unione Sarda)

Per la Nasa la buona riuscita dei collegamenti è fondamentale per realizzare in un immediato futuro il progetto "Artemis": entro il 2024 l'agenzia statunitense conta di far toccare nuovamente all'uomo il suolo della Luna e di realizzare attorno al nostro satellite una stazione orbitale da utilizzare come base di appoggio e partenza verso il primo sbarco di un essere umano su Marte. Proprio l'obiettivo di Musk, il quale più volte ha spiegato di voler "rendere Marte qualcosa di possibile, qualcosa che sia possibile fare nel corso della nostra vita, un posto dove poter andare" (Ansa, settembre 2016). In quell'occasione disse che già nel 2026 si potrebbe raggiungere il pianeta rosso in 80 giorni, colonizzarlo con un milione di persone e organizzare viaggi con un biglietto del costo di 100mila dollari. Come? Con un razzo spinto da 42 motori (a suo dire capaci di portare un carico due volte più pesante delle missioni Apollo) e una navetta di 50 metri capace di trasportare fino a 200 astronauti per un viaggio della durata di 80 giorni. Ogni anno dovrebbero sbarcare 80mila persone. Per ciascuna delle quali sarebbero necessari 500mila euro di finanziamento per un costo totale dell'intera missione dicirca 36 miliardi di dollari.

Fantascienza? Semplici quanto assurdi sogni irrealizzabili? All'apparenza è una prospettiva irrealizzabile per tempi e tecnologia. Ma sinora le società dell'imprenditore sudafricano hanno raggiunto traguardi difficilmente ipotizzabili. Allora forse non è un caso se il progetto della Nasa coinvolgerà la sua Space X, che dopo appena 18 anni di vita (nel campo aerospaziale sono nulla) ha già un curriculum di tutto rispetto. E' stata la prima compagnia privata a lanciare in orbita e recuperare un veicolo spaziale (nel 2010), a inviare un veicolo spaziale verso la Stazione spaziale (nel 2012: da allora sono stati portati a termine altri 17 collegamenti), a riutilizzare un razzo orbitale (nel 2017). Risultati che hanno convinto la Nasa a utilizzare i suoi mezzi per varcare ancora una volta i confini del cielo (oltre a dover pagare molto meno rispetto alla cifra chiesta dalla Boeing per lo sviluppo delle nuove navicelle spaziali). Che poi si arrivi davvero sul quarti pianeta del sistema solare è ritenuto abbastanza probabile. Forse non sarà questa generazione di esploratori a centrare l'obiettivo, ma prima o poi accadrà: a meno che la capacità autodistruttiva dell'Uomo acceleri irrimediabilmente il cammino, già intrapreso, verso la fine di una Terra ormai quasi troppo piccola per noi, incapaci di vivere in armonia con un paradiso immerso in un buio cosmico infinito.
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