Mentre in Italia ricorrono i 40 anni dall'introduzione della legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza, la cattolicissima Irlanda - l'80% della popolazione si dichiara tale - chiama i suoi cittadini a pronunciarsi sul referendum di modifica costituzionale relativo al tema aborto.

Una consultazione che arriva dopo un lungo dibattito che ha diviso il Paese, sull'opportunità di abolire l'ottavo emendamento dell'ordinamento nazionale che equipara il diritto alla vita del nascituro con quello della madre, impedendo in modo quasi assoluto la possibilità di interrompere una gravidanza.

A pronunciarsi saranno più di 3,2 milioni di cittadini irlandesi, per decidere se dare al Parlamento la possibilità di introdurre una norma meno restrittiva, che preveda, ad esempio, la possibilità di abortire in caso di stupro, incesto, grave malformazione del feto e quando sia a rischio la vita della madre.

Come spesso accade quando si affronta questo tema non sono mancate le polemiche, con scambi di accuse tra i sostenitori dell'una e dell'altra parte, con strumentalizzazioni e campagne giocate sull'emotività, che hanno tirato in ballo i bambini affetti dalla Sindrome di Down o una falsa notizia secondo cui verrebbe consentito di abortire fino al sesto mese di gravidanza.

I sondaggi dicono che il Paese è più orientato verso il Sì, ovvero per la modifica della Costituzione, ma c'è una larga percentuale di indecisi e, quale che sia il risultato, in Irlanda si continuerà a lungo a parlare della questione. Nel frattempo, per le donne irlandesi che scelgano di abortire in violazione delle leggi, c'è una pena che può arrivare fino a 14 anni di carcere, e la strada resta quella di espatriare nella vicina Gran Bretagna o utilizzare la pillola abortiva, senza però potersi appoggiare al controllo di un medico.

(Unioneonline/b.m.)
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