Il generale Khalifa Haftar si è autoproclamato leader della Libia, affermando sulla "sua" tv al-Hadath di aver ricevuto un "mandato popolare" per governare il Paese.

Haftar ha dichiarato "morto e sepolto" l'accordo di Skhirat del 2015, che creava il governo di accordo nazionale, e ha promesso di continuare a combattere per ottenere il controllo di Tripoli.

"Il mio esercito nazionale libico (Lna) - ha affermato Haftar - è orgoglioso di ricevere questo mandato a svolgere un compito storico", governare la Libia. "Noi accettiamo il mandato della volontà popolare e la fine dell'accordo di Skhirat", firmato in Marocco sotto l'egida dell'Onu, che avrebbe dovuto mettere fine alla guerra nel Paese.

Non è chiaro se il parlamento di Tobruk, uno dei firmatari dell'accordo, abbia avallato l'annuncio di Haftar, o quale sarà a questo punto il suo ruolo.

Le forze fedeli al generale hanno lanciato oltre un anno fa un'offensiva per la conquista della capitale, ma i sanguinosi combattimenti - centinaia i morti e decine di migliaia gli sfollati - sono giunti da settimane a una fase di stallo. Haftar ha detto che l'Lna lavorerà "per mettere in campo le necessarie condizioni per la costruzione di istituzioni permanenti di uno stato civile".

La prima reazione da Tripoli viene dal consigliere del governo di accordo nazionale Mohammed Ali Abdallah, che ha respinto seccamente le affermazioni di Haftar: "Ancora una volta mostra le sue intenzioni autoritarie. Non cerca più di nascondere il suo disprezzo per una soluzione politica e per la democrazia in Libia. Il suo discorso di questa sera è quello di un uomo disperato e sconfitto".

Il generale aveva detto già nel 2017 che l'accordo di Skhirat era "scaduto", e giovedì scorso si era rivolto ai libici chiedendo loro di indicare quale istituzione volessero al governo del Paese.

Ancora qualche giorno fa Haftar, in un discorso televisivo per l'inizio del Ramadan, aveva accusato il capo del Consiglio presidenziale del governo internazionalmente riconosciuto di Tripoli, Fayez al Sarraj, di crimini equiparabili all'alto tradimento verso la Nazione.

(Unioneonline/v.l.)
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