Una mossa che nemmeno il precedente governo incalzato dalla troika aveva osato fare: è quanto afferma, in un'intervista a Le Monde, il primo ministro Antonis Samaras, che fissa però rigidi paletti per le eventuali cessioni. "A condizione che questo non ponga problemi di sicurezza nazionale, alcuni di questi isolotti potranno avere un utilizzo commerciale", spiega, chiarendo poi che non si tratterebbe di una "svendita" ma piuttosto di "trasformare un terreno inutilizzato in capitale capace di generare ricavi, al giusto prezzo".

D'altra parte, sottolinea l'intervistatore, diverse piccole isole elleniche sono già private, a cominciare dalla celebre Skorpios, isolotto boscoso nel mar Ionio di proprietà della famiglia Onassis, e da tempo si dice che la crisi del Paese potrebbe rilanciare questo mercato di extralusso. Sull'ipotesi pesa però una rilevante incognita: la crescente tassazione su questo tipo di possedimenti, che nei mesi scorsi, secondo le indiscrezioni riportate dalla stampa greca, avrebbe convinto diversi tenutari a cercare di vendere le loro isole a prezzi stracciati. Come avvenuto nel caso di Oxia, isolotto a una quarantina di chilometri dall'omerica Itaca: i suoi proprietari, la famiglia del magnate Spyros Stamoulis, speravano di venderla per 6,9 milioni di euro, ma sono dovuti scendere fino a poco più di 5 milioni prima di trovare un acquirente, l'emiro del Qatar, che l'ha rilevata nell'aprile scorso. In ogni caso, il migliore e più redditizio utilizzo delle risorse naturali, archeologiche e turistiche della Grecia è da tempo indicato come una delle vie maestre per l'uscita dalla crisi per il Paese, che ha nei paesaggi e nei celebri monumenti la sua principale ricchezza. "Il processo di vendita dei beni di Stato deve essere rilanciato", ha detto ieri il presidente dell'Eurogruppo Jean Claude Juncker, dopo la visita ufficiale ad Atene. Vendere suolo pubblico è però un tema controverso in Grecia: la troika Ue-Bce-Fmi lo propose al governo di Giorgio Papandreu, che si oppose fermamente.
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