Prima il cauto ottimismo relativo a un accordo sul cessate il fuoco tra Israele e Hamas, poi le voci discordanti che fanno temere per l’esito delle nuove trattative basate sulla proposta avanzata dagli Stati Uniti: sul tavolo ci sono sei settimane di tregua in cambio del rilascio di 40 ostaggi, con un parziale ritorno di sfollati palestinesi nella parte nord della Striscia di Gaza.

Il capo della Cia William Burns ha chiesto di fermare i combattimenti in tutte le forme durante la festa di Eid al-Fitr, che dura tre giorni a partire da questa sera e chiude il Ramadan. Ma durante la pausa per l'Eid, i negoziati in corso al Cairo tra le parti dovrebbero continuare.

«La proposta per il rilascio degli ostaggi è stata consegnata ad Hamas, ora aspettiamo la loro risposta e ci potrebbe volere un po' di tempo», ha riferito il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby. Ma se da una parte una fonte del gruppo palestinese ha riferito all'Afp che Hamas sta "studiando" l'accordo - che prevedrebbe anche la liberazione di un massimo di 900 prigionieri palestinesi e la consegna di 400-500 camion di aiuti alimentari al giorno a Gaza - Ali Baraka, alto funzionario di Hamas in Libano, ha detto alla Reuters che il gruppo palestinese ha respinto la proposta di cessate il fuoco, dopo che anche un altro rappresentante dei miliziani aveva negato passi avanti nel negoziato.

Il pressing statunitense va avanti anche con l'ultimo colloquio telefonico tra il presidente americano Joe Biden e il premier israeliano Benjamin Netanyahu che sembra aver portato alcuni frutti, con Israele che ha permesso l'ingresso di più aiuti a Gaza - 300 camion nelle ultime 24 ore, un record dall'inizio della guerra - e ordinato il ritiro delle truppe combattenti dai territori meridionali di Khan Yunis, ormai distrutti al 90% secondo al Jazeera. Ma un'operazione di terra su Rafah, ultimo lembo di terra dell'enclave che dà rifugio a 1,5 milioni di sfollati palestinesi, non è ancora esclusa. Anzi, l'ingresso nella regione «accadrà, c'è una data», ha annunciato il premier israeliano provando così a tenere a bada la frangia più oltranzista del suo esecutivo ma incassando l'ennesima bocciatura dalla Casa Bianca, che ha ribadito la contrarietà di Washington all'operazione.

(Unioneonline/s.s.)

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