Nessun attacco alla base Unifil, i peacekeeper sono stati «inavvertitamente feriti durante i combattimenti dell’esercito contro Hezbollah». Lo riferisce l’esercito israeliano in merito a quanto avvenuto questa mattina nella base principale della missione Onu.

L’Idf esprime «profonda preoccupazione» e precisa, «prendiamo ogni precauzione per ridurre al minimo i danni ai civili e alle forze di pace. Dato il complesso e difficile ambiente operativo in cui Hezbollah usa strutture civili e Unifil come scudi, l’Idf continuerà a fare sforzi per mitigare il rischio che tali sfortunati incidenti si ripetano».

Fin qui la precisazione, riferita solo alle esplosioni avvenute oggi nella base principale della missione, e non alla postazione italiana finita nuovamente sotto attacco dopo quanto avvenuto ieri.

Poi, in sostanza, Tel Aviv accusa l’Onu ribadendo nuovamente (questa volta tra le righe) che i caschi blu dovrebbero lasciare la “Blue Line” al confine per lasciare mano libera all’Esercito israeliano.

«L’Idf – viene precisato – sta operando nel Libano meridionale nell’ambito di un conflitto in corso con Hezbollah, i cui terorristi e le cui infrastrutture si trovano nelle immediate vicinanze delle posizioni Unifil e rappresentano un rischio significativo per la sicurezza delle forze di pace».

Israele denuncia inoltre la mancata applicazione della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, quella che lanciò la missione Unifil: «Un peccato non sia stata pienamente applicata e che Hezbollah l’abbia violata stabilendo una vasta presenza militarizzata nel sud del Libano che richiede all'Idf di operare contro le armi, i beni e il personale di Hezbollah nell'area. L'Idf rimane impegnato a proteggere le comunità israeliane lungo il confine e continuerà a impegnarsi con tutte le parti interessate per garantire la sicurezza dei civili e delle forze di pace in questa regione instabile. Siamo impegnati in un attento esame di questi incidenti e in un dialogo continuo con l'Unifil e gli Stati nazionali».

(Unioneonline)

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