La 24enne Zeynab Sekanvand è stata giustiziata questa mattina nel carcere di Urmia, nel nord-ovest dell'Iran.

Lo rendono noto le associazioni Iran Human Rights (Ihr) e Amnesty Internationl, che denunciano come la ragazza sia stata condannata a morte per un reato - l'omicidio del marito - commesso quando era ancora minorenne.

Zeynab è nata il 22 giugno 1994. Si è sposata a 15 anni e avrebbe subito dal marito diversi abusi, denunciati anche alle autorità iraniane.

Alle denunce non c'è stato alcun seguito, mentre la ragazza il 1 marzo 2012 - quando ancora doveva compiere 18 anni - è stata arrestata per l'omicidio del marito. Reato per il quale è stata condannata a morte dal tribunale di Urmia e dalla Corte Suprema dell'Iran che ha confermato la sentenza.

"Non solo era minorenne al momento del reato - denuncia Amnesty - ma il suo processo è stato gravemente irregolare. Ha avuto assistenza legale solo nelle fasi finali del procedimento, quando ha ritrattato la confessione, resa a suo dire dopo che gli agenti di polizia l'avevano picchiata su ogni parte del corpo".

"Nonostante abbia ratificato diversi trattati internazionali che vietano la pena di morte per reati commessi da minorenni, l'Iran rimane il Paese al mondo con il più alto numero di esecuzioni di persone minorenni al momento del reato", è il commento di Ihr.

"Chiediamo in particolare ai Paesi europei che hanno un dialogo con Teheran di condannare con fermezza queste esecuzioni illegali", recita ancora la nota dell'associazione.

L'Iran è rimasto unico Paese al mondo a condannare a morte persone che al momento del reato erano minorenni. Dal 2005, secondo Amnesty, ci sono state circa 90 esecuzioni del genere (almeno cinque nel 2018), mentre nel braccio della morte ce ne sono almeno altri 80 che aspettano di essere giustiziati.

(Unioneonline/L)
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