Nella Spagna tornata ad assaporare il profumo della libertà tornano le restrizioni. Nono sono rigide come quelle in vigore un mese fa, e neanche estese a tutto il territorio.

Ma dalla riapertura totale, poco meno di un mese, nel Paese si sono accesi una settantina di focolai.

I più preoccupanti in Catalogna, dove la Generalitat aveva varato il lockdown totale in otto comuni per oltre mezzo milione di abitanti a causa di un focolaio incontrollato che coinvolge la città di Lleida e altri sette paesi vicini. Lockdown tuttavia annullato dal Tribunale, che ha definito "sproporzionata" la decisione. In quella zona, infatti, si era deciso di tornare al confinamento in casa delle persone.

Altri focolai minori si sono sviluppati in altre zone della Catalogna, in Galizia, e un po' ovunque nel Paese.

In Andalusia, per via di un cluster che preoccupa le autorità, il governo regionale ha disposto l'obbligo di mascherine in tutti i luoghi, anche all'aperto. Comprese spiagge e piscine. Multa da cento euro per chi non rispetta le disposizioni. Ridotto anche il numero di persone che potranno partecipare alle veglie funebri: da 60 a 25 all'aperto, da 30 a 10 al chiuso.

D'Altronde la Spagna, a differenza dell'Italia che si tiene costantemente sotto i 300 casi ogni 24 ore, negli ultimi giorni ha fatto registrare numeri in decisa ascesa. Si tiene ormai da due settimane costantemente sopra i 400 contagi al giorno, e nell'aggiornamento del 10 luglio ne ha contati ben 852. Nell'ultimo, quello del 13 luglio, 681.

Va detto che i morti continuano ad essere meno che nel nostro Paese (19 nell'ultima settimana) e i tamponi di più. Dall'inizio dell'epidemia la Spagna ha effettuato quasi 129mila test ogni milione di abitanti, l'Italia 98mila.

(Unioneonline/L)
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