È il secondo giorno del viaggio di Papa Francesco in Myanmar: oggi ha incontrato la premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, che attualmente ricopre gli incarichi di consigliere di Stato e ministro degli Esteri.

Il pontefice è decollato in mattinata dall'aeroporto di Yangon per raggiungere la capitale Naypyidaw, dove si è svolta la cerimonia ufficiale di benvenuto e, nel palazzo presidenziale, la visita di cortesia al presidente Htin Kyaw.

"Il futuro del Myanmar deve essere la pace: una pace fondata sul rispetto della dignità e dei diritti di ogni membro della società, sul rispetto di ogni gruppo etnico e della sua identità, dello stato di diritto e di un ordine democratico che consenta a ciascun individuo e a ogni gruppo, nessuno escluso, di offrire il suo legittimo contributo al bene comune", ha dichiarato il Pontefice.

Il popolo birmano, ha affermato ancora il Santo Padre, "ha molto sofferto e tuttora soffre, a causa di conflitti interni e di ostilità che sono durate troppo a lungo e hanno creato profonde divisioni. Poiché la nazione è ora impegnata per ripristinare la pace, la guarigione di queste ferite si impone come una priorità politica e spirituale fondamentale".

Il riferimento implicito è alla minoranza Rohingya, che negli ultimi mesi è stata oggetto di persecuzioni e persecuzioni.

Anche San Suu Kyi ha citato nell'incontro con Papa Francesco la crisi del Rakhine, lo Stato dove vive la minoranza di religione islamica, definendola una delle "molte sfide che il nostro governo sta affrontando", "che ha catturato con forza l’attenzione del mondo".

Durante la sua permanenza nell'ex Birmania il Pontefice ha incontrato anche il leader buddista Sitagu Sayadaw, tra le più influenti personalità religiose del Paese.

(Redazione Online/s.s.)

LA PRIMA TAPPA:

© Riproduzione riservata