Papa Francesco parla al Cile profondo, agli indios mapuche, i nativi le cui terre vengono espropriate dal governo.

Lo fa dall'aerodromo di Maquehue, teatro di torture e, vessazioni e massacri perpetrati dal regime di Pinochet.

Difende i diritti degli indios mapuche, il Santo Padre, ma condanna le frange violente: "Il riconoscimento - afferma - non si può costruire sulla base della violenza e della distruzione che alla fine chiedono il prezzo di vite umane".

Quello dei mapuche, circa un decimo della popolazione cilena, è stato l'unico popolo nativo americano a non cedere alla dominazione spagnola dell'inizio '800.

Non ci sono documenti che assegnino la proprietà dei terreni contesi, solo la storia può stabilirlo. E - i mapuche ne sono convinti - quella è dalla loro parte. Per rivendicare i loro diritti si sono macchiati anche di azioni terroristiche, e prima dell'arrivo di Bergoglio molte chiese sono state oggetto di attacchi incendiari. Anche una questa mattina, all'alba.

"Abbiamo bisogno della ricchezza che ogni popolo può offrire, ma abbandoniamo la logica di crede che ci siano culture superiori o inferiori", ribadisce tra gli applausi. "Abbiamo bisogno gli uni degli altri nelle nostre differenze affinché questa terra continui a essere bella".

Sono circa 150mila le persone radunatesi per vedere e ascoltare Papa Francesco.

(Unioneonline/L)
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